La felicità? Saper vivere il presente e la quotidianità
Ci è indispensabile considerare la felicità un fondamento della nostra vita per cui spendere molto del nostro tempo. Siamo, infatti costantemente alla ricerca di un’emozione positiva, piacevole che ci faccia sentire felici. Ma, che cos’è la felicità?
Ci è indispensabile considerare la felicità un fondamento della nostra vita per cui spendere molto del nostro tempo. Siamo, infatti costantemente alla ricerca di un’emozione positiva, piacevole che ci faccia sentire felici. Ma, che cos’è la felicità? Nella celebre canzone, Albano e Romina osannano “Tenersi per mano, andare lontano, un bicchiere di vino con un panino è la felicità”, evidenziando come la quotidianità, un piccolo semplice gesto, a volte anche la routine possano regalare felicità. Tuttavia resta difficile dare una risposta netta e soddisfacente all’ardua domanda, soprattutto pare non sia ovvio capire cosa potrebbe farci felici.
Secondo uno studio (Michael Fordyce) esistono pensieri e comportamenti che se messi in atto possono indurre all’ambita felicità. Ad esempio, svolgere attività che piacciono, socializzare, essere produttivi in impegni che hanno significato come un lavoro soddisfacente. Anche organizzare al meglio le nostre attività quotidiane e non preoccuparsi eccessivamente (togliendo energie per altro) sembra che ci inducano al benessere mentale. I pensieri negativi, i rimuginii, il rotolarsi nelle preoccupazioni non produce endorfine e neurotrasmettitori specie serotonina, sostanza chimica create dal cervello e che stimolano l’umore alto.
Questo non significa non essere ambiziosi, anzi progettare, essere tenaci, impegnarsi, credere nell’obiettivo favorisce il raggiungimento dello stesso con soddisfazione. La felicità non è un premio che meritiamo dopo aver faticato, migliorando se stessi, lottando con il mondo, avendo la meglio nell’ascesa sociale. Così facendo quando raggiungiamo un pezzetto di felicità la sentiamo subito minacciata e non ce la godiamo. Non c'è da meritarsi la felicità, ma lasciarle spazio dentro di noi. Se comprimiamo rabbia, sensi di colpa, risentimento, senza esperire ciò che sentiamo prima o poi scoppieremo in maniera disastrosa.
Valutare, esprimere, vivere quel momento di sofferenza in una emozione che non ci piace è una liberazione, perché dopo siamo pronti ad accogliere la felicità, avendo fatto pace con una situazione precedente dolorosa (Seligman). È importante non rimanere intrappolati nei pensieri negativi che non ci danno la possibilità di affrontare i fallimenti e viverli per quello che sono. Fondamentali per raggiungere uno stato di pienezza sono i rapporti intimi, le relazioni basate su affetto, stima, piacere, voglia di trascorrere buon tempo insieme. La qualità del rapporto appaga e rende felici.
A tutto questo resta importante il modo in cui valutiamo la realtà e ciò che ci accade: si può modificare e scegliere lo stile di pensiero, apprendendo nuove abilità cognitive (Seligman, 2005). Per essere felici dobbiamo godere dei piaceri della vita così come accadono momento per momento, perché il concetto di felicità non è uno stato, ma una capacità individuale da scoprire, che non si basa sull’ottenimento dei “falsi idoli”, di gioia passeggera, ma di una conquista ottenuta con la fatica ed il tempo. Accettare noi stessi e assaporare il presente, senza opporre la realtà di oggi ai sogni di domani: la realtà deve essere il nostro sogno, oggi, qui. (rita.verardi@libero.it)