Autigno, percolato ancora da smaltire: altri 250mila euro
La spesa sostenuta dal Comune che intende rivalersi sull’ex gestore Nubile per ottenere il rimborso del costo. Responsabile del procedimento è lo stesso ingegnere ascoltato come persona informata sui fatti nell’inchiesta per corruzione che ha portato all’arresto di Consales
BRINDISI – Altri 250mila euro per estrarre, trasportare e smaltire il percolato presente nella discarica di Autigno: la somma è stata impegnata per la terza volta dal Comune di Brindisi, proprietario del sito finito sotto sequestro per inquinamento della falda il 5 maggio dello scorso anno. E sarà chiesta alla Nubile, ritenuto gestore inadempiente, su cui l’Amministrazione intende rivalersi per ottenerne il rimborso.
Il provvedimento è del dirigente del settore Ecologia, Gaetano Padula, firmato il 12 aprile scorso a conclusione della “procedura aperta per l’affidamento del servizio di carico, trasporto e smaltimento del percolato dai lotti della discarica di prima categoria sita in contrada Autigno”, avviata dopo il richiamo della Procura di Brindisi nell’ambito dell’inchiesta ancora in corso che ha portato, dopo i sigilli al sito, alla notifica di sette avvisi di garanzia notificati dai carabinieri del Noe di Lecce a dirigenti di Amministrazioni pubbliche, tra Comune, Provincia e Arpa.
Stessa strada processuale di Screti, in relazione alla discarica, per Giuseppe Masillo, all’epoca direttore di Autigno, in relazione a violazioni delle prescrizioni contenute dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale.
Il provvedimento del pm, infatti, è dell’11 settembre 2015 e l’Amministrazione “si è già attivata nei mesi recenti con due precedenti procedure pubbliche ai fini della individuazione di soggetti che hanno estratto, ad oggi, oltre 6.500 tonnellate di percolato dalla discarica di contrada Autigno”. La fattura, quindi, da spedire alla Nubile sarebbe la numero tre perché si aggiunge alle altre per il percolato da estrarre.
“E’ necessario continuare le attività di raccolta, trasporto e conferimento presso impianti autorizzati del percolato prodotto, al fine di evitare l’indesiderato accumulo”. Per il dirigente Padula, si tratta di “questione che riveste criticità assoluta, alla luce della necessità di garantire il rispetto delle condizioni ambientali nel sito”.