Peculato, la Asl parte civile contro il consigliere regionale Vizzino
Il mesagnese eletto nella lista Emiliano sindaco di Puglia si professa innocente: è imputato in relazione a ticket sanitari pari a 1.192 euro. Stessa accusa mossa nei confronti di Alessandro Coccioli, anche lui dipendente della Svimservice che gestisce il centro di prenotazioni
BRINDISI – La Asl di Brindisi intende chiedere il risarcimento dei danni economici e di immagini nei confronti dell’attuale consigliere regionale Mauro Vizzino, 34 anni, eletto nella lista Emiliano sindaco di Puglia, imputato con l’accusa di peculato in relazione a ticket per prestazioni sanitarie pari a 1.192 euro.
Il pubblico ministero Milto Stefano De Nozza ha chiesto il rinvio al giudizio del Tribunale di Brindisi a conclusione delle indagini delegate ai carabinieri del Nas di Taranto. Il gup si esprimerà la prossima settimana. I difensori degli imputati Alessandro Dell’Aquila, Francesco Sisto e Cosimo Lodeserto hanno già anticipato una serie di eccezioni anche sull’istanza di costituzione di parte civile, in aggiunta alla professione di innocenza di entrambi.
Vizzini, all’indomani della notifica dell’avviso di conclusione, aveva dichiarato di non volersi dimettere dall’incarico di consigliere regionale e infatti è rimasto in seno alle Assise di Bari: “Sono sereno per un motivo molto semplice: sono sempre stato una persona leale, corretta e onesta, per cui aspetto che la giustizia faccia il suo corso per dimostrare che sono assolutamente estraneo a ogni accusa che è stata mossa nei miei confronti”, disse alla vigilia dell’insediamento. A proclamazione avvenuta, Vizzino ha totalizzato 5.512 voti, di cui 3.058 nella sua Mesagne, dove il padre, è stato candidato al consiglio comunale nella coalizione di Pompeo Molfetta, poi eletto, in alternativa all’aspirante primo cittadino presentato dal Pd, Francesco Mingolla.
Per Vizzino i rimborsi contestati sono una ventina, nell’elenco imbastito dal pm ci sono 19 euro per una visita odontosomatologica, 36 euro per una estrazione dente permanente, quattro euro per la prescrizione di un anticoagulante, 72 euro per una tornografia a coerenza ottica e 50 euro per il rilascio di un certificato di idoneità alla pratica sportiva.
Secondo l’impostazione accusatoria, il meccanismo sarebbe stato il seguente: la visita veniva eseguita, ma sui terminali veniva inserito uno storno dovuto alla mancata effettuazione della stessa. Da qui il rimborso in via automatica che però i pazienti non avrebbero effettivamente percepito, per lo meno stando alle dichiarazioni rese dagli stessi in fase di indagini. Gli accertamenti svolti avrebbero evidenziato anche richieste di modifica di password per accedere al sistema informatico.