Dagli Usa in Thailandia: il pianista brindisino che ha conquistato il mondo
Aveva 5 anni quando per la prima volta si è seduto davanti al pianoforte. Oggi il brindisino Stefano Miceli ha 38 anni, gira il mondo ed è un pianista e un maestro d'orchestra tra i più noti a livello internazionale. La prossima settimana sarà in Asia, andrà prima in Vietnam e poi in Thailandia
BRINDISI - Aveva 5 anni quando per la prima volta si è seduto davanti al pianoforte. Oggi il brindisino Stefano Miceli ha 38 anni, gira il mondo ed è un pianista e un maestro d’orchestra tra i più noti a livello internazionale.
Nato a Brindisi, sin da bambino, ha coltivato la passione per il pianoforte: ha iniziato a studiare al Conservatorio “Tito Schipa”di Lecce seguito dalla professoressa Maria Luisa Redi. Pochi anni dopo, ha deciso di continuare il suo percorso di formazione pianistica a Napoli, presso il Conservatorio San Pietro a Majella, sotto la guida del maestro Luigi Averna e successivamente di Carlo Bruno, Bruno Canino, Alexander Hintchev. Mentre si laureava in pianoforte con il massimo dei voti, ha avviato i suoi studi di composizione nell’istituto napoletano per poi diplomarsi in Direzione d’Orchestra, presso l’Accademia Musicale pescarese seguito dal maestro Donato Renzetti.
La prossima settimana Stefano sarà in Asia, andrà in Vietnam e poi in Thailandia per suonare e dirigere concerti in tutti i vari paesi dell’uno e dell’altro Stato. Una carriera eccellente la sua, un grande curriculum e un lungo viaggio che gli ha consentito di realizzare un sogno.
Cosa rappresenta per lei il pianoforte?
Il pianoforte per me è una passione, ma non posso non considerare il fatto che oggi sia diventato un lavoro che svolgo a livello internazionale. Voglio dire sinteticamente che in questo momento rappresenta proprio uno stile di vita che caratterizza la mia quotidianità.
Visto che ormai lei gira il mondo, cosa prova quando ritorna a Brindisi?
Ritornare a Brindisi per me è come rivivere un momento poetico della mia vita perché è un richiamo a quello che sono le mie origini. Posso girare il mondo in lungo e in largo, ma guardo sempre la mia città, quella in cui sono nato, con tanta ammirazione.
Pensando a Brindisi e a quella che oggi è la sua attività, ha qualche progetto a riguardo?
Molti mi chiedono di portare parte del mio lavoro anche qui. Devo dire che da qualche tempo sto pensando seriamente a questa proposta: vorrei creare un legame musicale tra alcune delegazioni asiatiche di studenti e questa città perché sono convinto che dal punto di vista delle relazioni internazionali, Brindisi possa offrire tanto. La mia idea si sta concretizzando attraverso dei contatti che ho ad Hong Kong, vedremo cosa accadrà.
In base a quella che è stata la sua esperienza di pianista prima, di direttore d’orchestra poi, ma anche di professore, quale consiglio si sente di dare ai giovani, ma soprattutto ai giovani brindisini che studiano in questo settore?
Dico loro che non bisogna accontentarsi mai della propria formazione professionale. Bisogna studiare sempre e confrontarsi con i giovani degli altri paesi. Avere talento è importante, ma bisogna soprattutto credere fortemente nei propri sogni. Agli studenti o ai professionisti brindisini del settore, consiglio invece, di provare ad assaporare fino in fondo i valori di questa città: facendo un paragone con New York che è stupenda, ma glaciale, mi risulta facile dire che Brindisi è vitale, calda, passionale, capace di formare i sentimenti delle persone. E nella musica questo è ciò che serve, quindi è fondamentale che ognuno cerchi di cogliere a pieno i valori che offre questa straordinaria città.
Facendo un tuffo nel passato, provando ad immaginare di avere 5 anni e di vivere nella Brindisi di oggi, farebbe lo stesso la scelta di andar via?
Pensando a quella che è stata la mia formazione professionale, dico a malincuore che probabilmente sarei andato via lo stesso. Osservando, però, quella che oggi è Brindisi dico che magari, oltre a girare il mondo, avrei provato a costruire qualcosa di solido anche nella mia città che, avendo determinate potenzialità merita un’identità musicale di un certo calibro. Ma nulla è perduto, tutto può ancora accadere.