Tornati a Valona il motore e il fasciame della Kater I Rades: cerimonia sabato
Lo scafo è stato accolto dalla città di Otranto che ne ha fatto un monumento grazie all'intervento di artisti di diversi paesi europei, ma il cuore della motovedetta, il suo vecchio motore, e parte del fasciame, erano finiti in un parco di demolizione di Brindis
BRINDISI – Lo scafo è stato accolto dalla città di Otranto che ne ha fatto un monumento grazie all’intervento di artisti di diversi paesi europei, ma il cuore della motovedetta, il suo vecchio motore, e parte del fasciame, erano finiti in un parco di demolizione di Brindisi, città dove il relitto recuperato dagli abissi del Canale d’Otranto era stato portato su ordine della procura della Repubblica, che condusse l’inchiesta delegando le indagini di polizia giudiziaria alla squadra mobile.
Brindisi è uno dei punti focali di questa tragica storia, e da Brindisi sono tornati a Valona, città da dove era partita la Kater I Rades, i resti recuperati della motovedetta. Era il Venerdì Santo del 1997, il 28 marzo, quando la vecchia unità militare si inabissò col suo carico di uomini donne e bambini dopo la collisione con la corvetta italiana Sibilla. I morti accertati furono 84, la maggior parte imprigionati nello scafo a 770 metri di profondità.
Non si tratta dell’intera nave e nemmeno dell’umanità che era in viaggio con essa, che nemmeno la chiusura del processo civile può in parte restituire, ma almeno il cuore simbolico di quel viaggio che è diventato parte della storia di questo Mediterraneo dolente di speranze e migrazioni.
I resti inoltre hanno permesso di avviare a Brindisi il progetto per la creazione del futuro Museo della Memoria Migrante nell’ambito del programma regionale Teatri Abitati presso l’ex Convento di Santa Chiara. Nel marzo scorso, in occasione del debutto dello spettacolo sulla vicenda della motovedetta albanese Thalassia e Fondazione Xoxa, alla presenza del vice Sindaco del Comune di Brindisi, Pino Marchionna, del deputato del Parlamento albanese, Koco Kokedhima e del presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Carmelo Grassi, è stato firmato un protocollo per la restituzione del motore e di parti dei legni alla città di Valona come segno di ponte civile e culturale tra i due popoli.
Il processo per il naufragio della Kater I Rades si è chiuso definitivamente nel maggio scorso con la sentenza della corte di Cassazione: 2 anni al comandante del Sibilla, Fabrizio Laudadio, che era stato condannato dalla Corte d’Appello di Lecce a 2 anni e 4 mesi; Namik Xhaferi, che era al comando della Kataer I Rades uscita dal porto di Valona alle 16 del 28 marzo 1997, la condanna definitiva è a 3 anni e 6 mesi, mentre in appello la condanna era stata a 3 anni e 10 mesi. L’inchiesta della procura di Brindisi fu condotta dall’allora sostituto procuratore Leonardo Leone De Castris. Il Sibilla in questi ultimi anni è stata una delle unità della Marina Militare maggiormente impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Canale di Sicilia.