“Mando due ragazzi di Brindisi e faccio mettere una bomba”
Nuovi retroscena nell'inchiesta Omega sulla frangia della Scu, dopo i 58 arresti di lunedì: la conversazione tra i fratelli Carlo e Piero Solazzo su Claudio Bagordo. "La lettera gliela metto accanto alla bara". Quest'ultimo respinge gli addebiti, così come Daniele Rizzo
BRINDISI – “Claudio ha due ragazzi di Brindisi, me li deve mandare che mi devono fare un’azione a mettermi la bomba. Quando arrivano?”. Su questo passaggio di una conversazione intercettata tra i fratelli Carlo e Piero Solazzo, arrestati lunedì scorso nel blitz Omega sulla Scu con 58 indagati finiti in carcere, stanno lavorando i carabinieri per capire chi e cosa volevano colpire i due arrestati con l’accusa di aver fatto parte della frangia dell’associazione di stampo mafioso, operante nella zona a Sud di Brindisi, tra San Donaci e Cellino San Marco, attiva soprattutto nel traffico di droga e scoperta dopo l’omicidio di Antonio Presta, avvenuto il 5 giugno 2012 a San Donaci.
Entrambi lo avrebbero sfidato nel ruolo di primo piano legato alla gestione del narcotraffico, arrivando a compiere un’azione dimostrativa: l’incendio della sua villetta. Questo almeno nella ricostruzione dell’accusa condivisa dal gip, rispetto alla quale per ora resta il silenzio degli indagati in occasione dell’interrogatorio di garanzia, alla presenza degli avvocati Stefano Prontera per i fratelli Solazzo (nelle foto qui sopra) e Giacomo Serio per Daniela Presta.
Chi, invece, ha respinto ogni accusa è stato Claudio Bagordo, ristretto nel carcere di Foggia, difeso dall’avvocato Dario Budano: Bagordo altri non sarebbe se non quel “Claudio” del quale parlavano i fratelli Solazzo nell’intercettazione. Carlo Solazzo sostiene di aver avuto modo di entrare in contatto con Bagordo e che quest’ultimo gli avrebbe detto di avere due ragazzi a disposizione, su Brindisi, in grado di “mettere una bomba”. Il messaggio gli sarebbe arrivato via lettera, dice al fratello Piero, missiva che Carlo sostiene di aver lasciato a casa e aggiunge: “Gliela devo mettere accanto alla bara quando muore”.
Hanno respinto le accuse anche Daniele Rizzo e Oronzo Chiriatti: il primo è accusato anche di associazione di stampo mafioso ed è difeso dagli avvocati Pasquale Di Natale e Dario Budano, l’altro risponde di narcotraffico ed è assistito da Dario Budano.