Omicidio Semeraro, assolto e scarcerato Nicola Chirico
La sentenza della Corte d'Assise di Brindisi: "Prove insufficienti". La difesa affidata agli avvocati Paolo Barone e Ladislao Massari aveva messo in dubbio la prova del dna. La procura aveva chiesto l'ergastolo
BRINDISI – Assolto dall’accusa di aver ucciso Cosimo Semeraro: Nicola Chirico, unico imputato per l’omicidio di Capellone, è stato scarcerato in serata subito dopo la sentenza di assoluzione pronunciata dai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Brindisi, secondo cui non è stata raggiunta la prova della colpevolezza del brindisino classe 1968, titolare di un vivai a San Michele Salentino. Le motivazioni saranno depositate fra novanta giorni, termine indicato al momento della lettura del dispositivo.
La prova scientifica legata al codice genetico, per la procura, è rimasta determinata per affermare la colpevolezza di Chirico. Ma è proprio sul dna che si sono soffermati i difensori dell’imputato, prima l'avvocato Paolo Barone del foro di Roma e poi Ladislao Massari di Brindisi, sostenendo come – al contrario – c’erano motivi reali per arrivare a conclusioni opposte e cioè che Nicola Chirico non fosse presente sulla scena del delitto.
Il penalista Barone, nel corso della sua arringa andata avanti per ore, ha riportato alla Corte i risultati della consulenza chiesta al genetista di fama mondiale, Adriano Tagliabracci, nome legato al caso dell’omicidio di Meredit Kercher, essendo stato chiamato dai difensori di Raffaele Sollecito, poi assolto in via definitiva. Secondo il medico legale non risultano esserci tracce di dna dell’imputato sui jeans della vittima, peraltro piegati e sistemati in una busta non sigillata.
Nicola Chirico, quindi, torna ad essere un uomo libero. Resta imputato per la rapina ai coniugi Scialpi avvenuta il 29 aprile 2012, assieme al cugino omonimo, di un anno più giovane. Furono entrambi incastrati dal profilo del Dna considerato una firma: venne ricavato da tracce di sudore sull’air bag dell’auto usata e poi abbandonata dopo la rapina, una Volvo. Quel profilo era nella disponibilità dei carabinieri perché raccolto durante il periodo delle perquisizioni svolte all’indomani dell’attentato davanti alla scuola Morvillo.