“Rapina in gioielleria, dichiarazioni inverosimili degli indagati”
Luigi Blasi e Oronzo Ligorio, in carcere per il colpo da Idea Oro a Lecce, non attendibili per il gip del Tribunale di Brindisi: “Ci siamo conosciuti il giorno prima”, hanno detto. “Non sappiamo il nome del terzo”. Ricercato il complice, manca la pistola. Si sono finti clienti: “Cercavamo un regalo per un battesimo”. Bottino pari a 40mila euro. Trasmessa per competenza territoriale alla Procura di Lecce l’ordinanza di arresto
BRINDISI – “Hanno ammesso di aver preso parte alla rapina, ma hanno reso dichiarazioni inverosimili in ordine alla programmazione del colpo sostenendo addirittura di essersi conosciuti il giorno prima e non hanno detto niente sul complice, alla guida dell’auto usata per raggiungere Lecce”.
Cosa sia successo esattamente quel pomeriggio, attorno alle 18,10, nella gioielleria di piazza Mazzini, è ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare che trattiene in carcere gli indagati e che, nel frattempo, il gip ha restituito al pm di Brindisi per la successiva trasmissione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce per competenza territoriale (la rapina è stata commessa a Lecce).
“Mentre all’interno dell’esercizio commerciale era presente la titolare, si presentava un giovane vestito in maniera sportiva, il quale chiedeva di visionare alcuni gioielli perché doveva fare un regalo per il battesimo”, si legge. “Poco dopo qualcuno suonava al campanello e in quel frangente il ragazzo, poi identificato in Ligorio, estraeva la pistola, puntandola all’indirizzo della donna”. L’arma non è stata trovata.
Secondo il gip il pericolo di fuga, alla base del decreto di fermo, non sussiste per Blasi, trovato nella sua abitazione. Il ragazzo, inoltre, “spontaneamente” dopo che i poliziotti hanno trovato il bottino della rapina, ha ammesso che si trattava dei gioielli di Idea Oro. Ligorio, invece, non è stato trovato nei luoghi frequentati abitualmente, tanto da rendere necessarie una serie di telefonate tra parenti per arrivare al fermo: è stato rintracciato nell’abitazione di un familiare. Non è escluso che i difensori chiedano di patteggiare la pena.