Scu, omicidio Presta: intercettazioni da trascrivere in dialetto
Telefonate e ambientali in sandonacese stretto. Unico imputato Carlo Solazzo, ritenuto il killer
SAN DONACI – Trascrizione non solo in italiano, ma anche in dialetto sandonacese delle telefonate e delle conversazioni in ambientale intercettate nell’inchiesta sull’omicidio di Antonio Presta, avvenuto il 5 settembre 2012 davanti alla sala giochi di San Donaci. Sono fonti di prova per i pm della Dda di Lecce che hanno ottenuto il processo per Carlo Solazzo, 43 anni, di San Donaci, ritenuto il killer. Omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla finalità mafiosa.
Le intercettazioni
Per l’accusa determinanti sarebbero i colloqui in carcere tra Daniela Presta, sorella di Antonio Presta, e l’ex convivente, Piero Solazzo, fratello di Carlo, e diverse intercettazioni ambientali nelle auto di alcuni degli indagati accusati di traffico di droga (nel frattempo diventati imputati, essendo sotto processo con rito abbreviato) considerate alla stregua di confessioni.
Dopo l’omicidio, stando a quanto già evidenziato nel provvedimento di arresto, Daniela Presta si lasciò scappare di essere stata lei, assieme al fratello, ad agire per l’incendio dell’abitazione di Carlo Solazzo, il 15 agosto 2012. Pensava di non essere intercettata. Piero Solazzo, al contrario, temeva le cimici. “Tuo fratello c’entra qua dentro, ci odia a morte, sa che siamo stati noi”: lo dice Daniela Presta il 15 settembre, dieci giorni dopo l’omicidio, al suo compagno. Il 13 ottobre, sarà Pietro Solazzo a parlare di una “guerra con il fratello Carlo”, anche perché nel frattempo c’era più di qualcuno che in paese alimentava i sospetti sul coinvolgimento nel delitto: “Deve morire sparato in testa e non lo devono neanche trovare”.
Carlo Solazzo, il 6 marzo 2013, confesserà di essere stato l’autore dell’omicidio, nel corso di un colloquio con uno degli indagati, Marco Pecoraro: “Quando mi vide (Antonio Presta, ndr) capì”. E Pecoraro: “Hai fatto bene, se l’è meritato.
Il movente
Quanto al movente, l’accusa sostiene che Presta avesse “sfidato Carlo Solazzo nel ruolo di vertice, entrando in contrasto nella gestione del traffico di sostanze stupefacenti, essendo per di più il figlio di Gianfranco Presta, collaboratore di giustizia”.
I pentiti
Le affiliazioni sono state riferite anche da Francesco Gravina, alias il Gabibbo, originario di Francavilla Fontana, e Antonio Passaseo di Brindisi. In occasione dell’ultima udienza sono stati sentiti anche due testimoni oculari.
Il padre della vittima