Acque Chiare: dopo Strasburgo, appello per la prescrizione a ottobre
Disposta l’acquisizione della sentenza della Grande Chambre, tradotta in italiano, su richiesta dei difensori dei proprietari. Per il pm la sentenza di non luogo a procedere è tardiva: rischio confisca
BRINDISI – Dovranno avere ancora pazienza e aspettare altri tre mesi i proprietari delle villette di Acque Chiare, imputati in Appello, dopo che il pm ha impugnato la sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione ritenendola tardiva. La Corte salentina ha disposto il rinvio a ottobre per acquisire la sentenza dei giudici della Grande Chambre di Strasburgo, tradotta in italiano: dovrà essere trasmessa dal Ministero la copia considerata dirimente per sciogliere il nodo sul destino degli immobili, se destinati a confisca o salvati dai sigilli.
Gli imputati in attesa
La sentenza europea ha assunto un ruolo di primo piano nel caso legato al futuro di Acque Chiare, dallo scorso 28 giugno, quando sono state depositate le motivazioni della pronuncia, definitiva in quanto non più impugnabile, su procedimenti simili al villaggio costruito dalla società di Vincenzo Romanazzi.
Perché la Grande Chambre, pronunciandosi su Punta Perotti, Golfo Aranci a Olbia (in Sardegna) e Testa di Cane e Fiumarella di Pellaro a Reggio Calabria, ha affermato il principio secondo cui non è possibile procedere alla confisca degli immobili, qualora non ci sia stata una “sanzione penale”. Sanzione che nell’accezione italiana dovrebbe coincidere con una sentenza penale di condanna.
La prescrizione, nell’ordinamento italiano, non è una pronuncia del merito, ma una causa di estinzione del reato sulla base del trascorrere del tempo. Ed ecco, allora, che la sentenza di Strasburgo diventa importante nella vicenda giudiziaria di Acque Chiare, con una differenza tra due gruppi di proprietari.
La prescrizione tardiva e il rischio confisca
Sono imputati, come si diceva, dopo i ricorso che il pubblico ministero Antonio Costantini di Brindisi ha depositato in seguito la sentenza con la quale il Tribunale di Brindisi, in composizione monocratica, ha revocato la rinuncia alla prescrizione il 3 giugno 2014: per il sostituto procuratore e per il pg è da ritenere arrivata in ritardo, vale a dire quando non sarebbe stato più possibile – codice alla mano – riconoscere tale causa di estinzione del reato e quindi tornare indietro.
La decisione spetta alla Corte d’Appello. Il punto è che se dovesse essere accolto il ricorso della Procura, la prescrizione non troverebbe riconoscimento alcuno e per effetto ci sarebbero gli estremi per la confisca.
Gli altri proprietari
Diversa è la posizione di 73 proprietari delle villette, poiché questi sin da subito decisero di avvalersi della prescrizione. Non dovrebbe porsi, secondo gli avvocati, il problema della confisca alla luce della pronuncia della Grande Chambre.
Scelsero la prescrizione non già perché non interessati alla pronuncia nel merito e in modo particolare all’affermazione della buona fede che – tutti – hanno sempre rivendicato sostenendo di non sapere, né di poter conoscere, l’esistenza di accordi per la lottizzazione abusiva. Quanto per chiudere subito una pagina dolorosa nella propria vita, con conseguenze anche sul piano familiare oltre che economico.