Acque Chiare, cartelle Arneo ai proprietari delle villette
Il Consorzio di bonifica chiede il pagamento di 52 euro a testa anche se gli immobili sono a rischio confisca. Pronto un esposto in Procura. Sollecito pure all'Asi per 16mila euro, somma contestata: "Interventi generici, nessun vantaggio diretto per l'Ente"
BRINDISI – Nuova ondata di solleciti di pagamento per opere di bonifica che l’Arneo sostiene di aver realizzato e guerra legale all’orizzonte: il Consorzio ha guardato al villaggio Acque Chiare, diventato realtà fantasma dal giorno del sequestro, e ha chiesto ai proprietari delle villette il versamento di 52 euro a testa. Ha sollecitato anche l’Asi con richiesta di 16.600 euro.
Dalla sede dell’Arneo, silenzio assoluto sia nei confronti dei proprietari delle villette di Acque Chiare, ancora in attesa di conoscere quale sarà la sorte degli immobili, a rischio di confisca, nell’ambito del processo penale scaturito dalla conclusione dell’inchiesta per lottizzazione abusiva imbastita dalla Procura di Brindisi. Aspettano la pronuncia della Cassazione, dopo gli ultimi orientamenti dei giudici europei. Silenzio anche rispetto ai dubbi sulla legittimità della pretesa di pagamento sollevati dall’Asi.
Dalla Soget, sono stati spediti i bolletini. Gli ennesimi. E a questo punto in silenzio non sono rimasti né i proprietari delle villette del villaggio Acque Chiare, per lo meno non tutti. Né il consorzio Asi. Tra le fila di coloro i quali hanno acquistato gli immobili costruiti dalla società di Vincenzo Romanazzi, si fa sentire la voce dell’avvocato Luca Leoci con un esposto denuncia pronto per essere depositato in Procura. Perché, secondo il penalista, la condotta sin qui tenuta dall’Arneo, potrebbe configurare gli estremi di fattispecie rilevanti.
In altri termini, non è una questione di quanto pagare, ma della richiesta in sé. Una questione di principio, non solo perché non sarebbe affatto chiaro quali siano state le opere di bonifica al servizio del Villaggio, realizzate dal Consorzio, ma l’Arneo con i solleciti avrebbe persino dimenticato di prestare attenzione a una recente pronuncia del legislatore, secondo il quale nulla è dovuto in relazione agli immobili sottoposti a sequestro. In questo caso, sarebbe rilevante quanto previsto nel decreto legislativo 175 del 2014 e in particolare quanto contenuto nell’articolo 32 a proposti del “regime fiscale” dei beni sottoposti a sequestro. Sarà la Procura a valutare i fatti e accertare se effettivamente ci siano i presupposti per procedere con il rinvio al giudizio del Tribunale.