Estremismo islamico/ Anche a Brindisi elevata la soglia di attenzione al porto
Come si muovono le reclute europee dell'Isis per raggiungere la Siria e l'Iraq? Da dove passano gli infiltrati del primo stato terrorista islamico per entrare in Europa? Tutti gli apparati di occidentali di intelligence hanno elevato la soglia di attenzione, e ciò si traduce in una analoga intensificazione dei controlli nei porti
BRINDISI - Come si muovono le reclute europee dell'Isis per raggiungere la Siria e l'Iraq? Da dove passano gli infiltrati del primo stato terrorista islamico per entrare in Europa? Tutti gli apparati di occidentali di intelligence hanno elevato la soglia di attenzione, e ciò si traduce in una analoga intensificazione dei controlli nei porti, soprattutto nel Mediterraneo, e particolarmente in quelli che sono terminali di linee verso il Medio Oriente, i Balcani e la Grecia, frontiere esterne sensibili rivolte verso le aree di crisi.
In questo scenario c'è anche Brindisi, che è una frontiera esterna della Ue se si considera l'Albania, ma è anche una frontiera interna che deve filtrare da tempo la pressione di un flusso di immigrazione irregolare da Afghanistan, Siria ed Iraq che utilizza le navi traghetto e ro-ro in partenza da Patrasso e Igoumenitsa, ma anche da Valona.
Quindi chi si imbarca e sbarca a Brindisi non deve meravigliarsi se ci sono controlli particolari, anche se la circolazione interna a Paesi della Ue non prevede l’obbligo della verifica dei documenti personali. Il primo controllo che conta per l’accesso alla Ue è affidato alla polizia ellenica, ma a Brindisi non si abbassa affatto la guardia. Il ripasso delle situazioni sospette è da anni una necessaria routine, visto che proprio in Grecia le organizzazioni che trafficano in migranti hanno basi clandestine importanti che curano il passaggio ulteriore verso i porti italiani, soprattutto quelli di Brindisi, Bari e Ancona (Nella foto, il vicequestore Salvatore De Paolis).
Ciò avviene, sempre in area Schengen – scontato in area extra Schengen – anche in fase di imbarco, anche se in modo diverso. “D’intesa con il Ministero dell’Interno – spiega ancora il vicequestore De Paolis – svolgiamo i controlli non solo con maggiore attenzione, ma anche con discrezione, e in stretta collaborazione con altri organi dello Stato (l’intelligence interna ed esterna, ndr). Partecipiamo alla raccolta di dati per i controlli incrociati su persone e situazioni sospette: soggetti che transitano più volte, tragitti insoliti compiuti, sia in entrata che in uscita, costituiscono situazioni da monitorare”.
Certo, un imam francese considerato a rischio non si imbarcherebbe a Marsiglia per andare in Egitto o in Libano, se volesse tentare di depistare i controlli dell’intelligence transalpino, ma forse scegliere un porto molto più lontano come Brindisi o Bari, per raggiungere una rete clandestina in Grecia o in Turchia. Oppure passerebbe dalla Spagna al Marocco. E lo stesso al rientro. Il punto è rendere questi transiti irti di difficoltà per i soggetti a rischio anche nelle frontiere europee considerate meno problematiche di Marsiglia, Genova o Barcellona. Dal punto di vista delle attività di polizia di frontiera, Brindisi è da tempo in linea con questa esigenza.