Tra due fari ne salvo solo uno. E Brindisi perde pezzi di storia
Già scese in campo in difesa della Fontana di Tancredi, il cartello delle associazioni brindisine che si battono per la tutela dei beni culturali ora chiede la sospensione della gara d'appalto per la rimozione del faro di Forte a Mare
BRINDISI – Già scese in campo in difesa della Fontana di Tancredi, il cartello delle associazioni brindisine che si battono per la tutela dei beni culturali ora chiede la sospensione della gara d’appalto per la rimozione del faro di Forte a Mare. Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano – Club territoriale di Brindisi, Amici dei Musei, Fondazione Tonino Di Giulio, Club per l’Unesco di Brindisi hanno inviato una lettera in tal senso al Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con sede a Bari e alla Soprintendenza Belle Arti di Lecce.
L’appalto è stato aggiudicato per 102mila euro circa (l’importo della gara al ribasso era di 150mila euro) alla Icoel Srl di Lecce, che intende avvalersi del subappalto. Il progetto di recupero del faro di Forte a Mare contenuto nei piani triennali dell’Autorità Portuale è stato sostituito in quello 2016-2018 dall’intervento di recupero del faro delle Pedagne. Un antico segnalamento marittimo condannato per salvarne un altro. In contesti diversi da Brindisi, si sarebbe lavorato per salvarli entrambi, che assieme al faro in degrado di Punta Riso rappresentano la storia del porto di Brindisi.
Nel 1984 la Marina Militare passò il complesso del Castello Alfonsino e della annessa fortezza al Demanio, e poi alla Soprintendenza ai Beni culturali di Brindisi, Lecce e Taranto. Il castello, quell’anno, fu considerato inagibile e il faro fu spento dopo 46 anni di servizio (era stato attivato nel 1938 dalla Regia Marina), e sostituito con un surrogato elettronico in cima al Monumento al Marinaio. L’ultima persona che ha lavorato a quella lanterna, accendendola a sera e spegnendola all’alba, è stato Pierino Corbelli. Duecento scalini da salire due volte al giorno.
Ricordano “i piroscafi della Florio & Rubattino, della Navigazione generale italiana, della Società anonima di Navigazione ellenica ma soprattutto della Peninsular and Oriental, società concessionaria della prestigiosa Valigia delle Indie, servizio postale e trasporto passeggeri da Londra a Bombay (1870)”, annotano i ricercatori dell’Università del Salento che, per conto della Provincia di Brindisi, amministrazione Errico, hanno censito anni fa il patrimonio archeologico industriale.
Ma per salvare la storia marittima ed economica di Brindisi non ci sono mai soldi. Languono le antiche torri di guardia, gli antichi stabilimenti vinicoli sono stati demoliti, le fortificazioni dell’Isola di S. Andrea sono state saccheggiate, tutto ciò che si rinviene nei lavori di scavo, come sul lungomare, viene ricoperto, antiche ville del Casale cancellate, e ora con un colpo di penna via anche il faro di Forte a Mare. Dov’è il senso di appartenenza dei brindisini?