Processo assenteisti Asl, versione dell'oculista: "Più di 2.900 prestazioni, si lavorava sodo"
BRINDISI - Più di 2.900 prestazioni effettuate in totale, per 28 minuti a visita. "Come si può sostenere che il dottor Capone non svolgesse alacremente il proprio lavoro?". La difesa dell'oculista imputato nel processo ai presunti assenteisti del distretto di via Dalmazia della Asl di Brindisi, sostenuta dall'avvocato Massimo Manfreda, punta tutto sull'efficienza
BRINDISI - Più di 2.900 prestazioni effettuate in totale, per 28 minuti a visita. “Come si può sostenere che il dottor Capone non svolgesse alacremente il proprio lavoro?”. La difesa dell’oculista imputato nel processo ai presunti assenteisti del distretto di via Dalmazia della Asl di Brindisi, sostenuta dall’avvocato Massimo Manfreda, punta tutto sull’efficienza e dunque sulla produttività, documentata dai numeri nell’ambulatorio del dirigente medico Vito Capone. Stessa strategia, quella dell’infermiera che si occupava di medicina sportiva, assistita dall’avvocato Giuseppe Lanzalone: “Le liste d’attesa non erano più lunghe di dieci giorni, ciò significa che lavoravamo sodo”.
Ma non tutti, anzi solo in 5 oggi e due la prossima udienza, hanno acconsentito a sottoporsi all’esame. Lo ha fatto l’infermiera Marisa Barnaba, la collega Isa Capriglia e poi Lucrezia Greco, difesa dall’avvocato Mauro Masiello e Maria D’Amico, difesa dall’avvocato Giampaola Gambino. Alcune di loro hanno ruolo del tutto marginale. Altre invece, nella gerarchia dei presunti habitué della passeggiata in orario di servizio, hanno sul groppone un bel po’ di episodi rilevati dal Nas dei carabinieri di Taranto.
V’è da fare però una distinzione, anche secondo l’avvocato Manfreda e lo stesso oculista Capone, tra medici e infermieri. In primo luogo perché i medici non sono sottoposti allo stesso tipo di procedure degli altri dipendenti Asl di Brindisi. Poi perché, ad esempio nel caso di Capone, egli aveva incarichi anche di altro genere all’interno dell’azienda che potevano comportare assenze anche prolungate per muoversi dal distretto di via Dalmazia fino in via Napoli.
“E’ un caos” ha spiegato Capone. “Molti di noi tenevano le istruzioni per le timbrature nel portafogli, per ricordare tutto quello che c’era da fare in caso di spostamento”. Al di là dei casi isolati, ad ogni modo, c’è una mole ingente di riscontri sul resto dei 50 imputati (per 26 dei quali furono spiccati provvedimenti cautelari) che documentano un andazzo probabilmente censurabile, penalmente o meno, sotto il profilo del rispetto delle regole. Entrate e uscite in libertà, e non in casi eccezionali. Viene da chiedersi: tutto ciò che è stato filmato dai Nas, ossia il via vai continuo di dipendenti e le loro pause più o meno giustificate, sarebbe stato possibile in una azienda privata?