Costretti a lavorare in condizioni disumane per sfamare i figli e pagare il mutuo
Non solo dovevano lavorare per 14 ore al giorno a quasi 200 chilometri da casa, senza poter andare in bagno quando ne avevano bisogno, ma dovevano anche elemosinare i pochi soldi che gli spettavano
VILLA CASTELLI – “Queste persone stanno demolite da ieri sera”, “domani scendo a lavoro, sono stata due giorni senza mangiare e senza dormire e non avevo nemmeno i soldi per potermi fare un po’ di panini”, “Chiara almeno na’ cento euro me la fai avere? Ti pregooo! ti aspettoo!” e poi ancora “Chiara domani vengo o no? Almeno fammi sapere anche perché non sono stata a giocare, ho avuto mio figlio che è stato male e anche tanto”. Non solo dovevano lavorare per 14 ore al giorno a quasi 200 chilometri da casa, senza poter andare in bagno quando ne avevano bisogno, ma dovevano anche elemosinare i pochi soldi che gli spettavano. Elemosinare la giornata lavorativa, chiedere “per favore” di non essere lasciati a casa. E’ un quadro sconcertante quello che emerge dall’operazione anti caporalato condotta dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, guidata dal capitano Nicola Maggio, unitamente ai colleghi del Nucleo operativo radiomobile, coordinato dal tenente Roberto Rampino, che nella mattinata di oggi si è conclusa con l’arresto di una donna di 45 anni Chiara Vecchio e suo figlio di 29 Vito Antonio Caliandro oltre all’emissione di un provvedimento di obbligo di dimora nei confronti di una terza complice, una donna originaria della Romania, irreperibile.
Sono accusati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati”, un articolo introdotto nell’agosto del
Un quadro che ha turbato gli stessi investigatori tanto che il capitano Maggio ha intenzione di coinvolgere le
Tanto per fare un esempio, gli sfortunati lavoratori non potevano andare nemmeno in bagno. “Qualora durante la giornata aveva delle esigenze fisiologiche doveva sentire le lamentele di Vecchio Chiara che spesso replicava che il bagno era occupato o doveva essere pulito. Per poter usufruire del bagno era necessario, infatti, chiedere la tessera magnetica o alla Vecchio o alla responsabile della catena. L’attività lavorativa era coordinata dalla Vecchio, la quale spesso gridava e intimava alle lavoratrici di sbrigarsi, altrimenti avrebbero perso il posto di lavoro. Nonostante l’orario lavorativo fosse dalle 14 alle 15 ore giornaliere compresa la domenica, veniva corrisposta la retribuzione con busta paga per sei ore e trenta minuti al giorno, esclusa la domenica e il lavoro straordinario, che veniva pagato, fuori dalla busta paga, non tenendo conto delle effettive ore prestate. Qualora venivano chieste spiegazioni sulle divergenze la Vecchio precisava che quelle erano le condizioni altrimenti avrebbero interrotto il rapporto di lavoro”.
Fortunatamente c’è chi si è opposto e ha interrotto il rapporto di lavoro andando dritta dai carabinieri, era il 3 settembre 2015. Si tratta di una donna che ha trovato il coraggio di ribellarsi e di sgominare questa organizzazione quando un giorno insieme a lei è andato a lavorare anche il figlio poco più che ventenne, il giovane a fine giornata era distrutto e ha chiesto alla genitrice come facesse a sopportare quella situazione. “La donna aveva necessità di lavorare, era separata dal marito e percepiva solo un assegno di mantenimento pari a 200 euro mensili, che il coniuge non sempre versava. Inoltre doveva pagare le rate del mutuo ipotecario di 230 euro mensili gravante sull’appartamento di sua proprietà dove viveva insieme ai figli a suo carico, di anni 21 e anni 12”.
I due indagati hanno potuto contare sul contributo della terza complice, la donna rumena che al momento si è resa irreperibile. “Oltre a essere incaricata del trasporto dei vari braccianti aveva il preciso compito di fare “da staffetta”, ossia precedere i due furgoni di nove posti sovraccaricati e avvisare immediatamente i rispettivi conducenti, circa l’eventuale presenza di forze di polizia”. Indagini sono in corso per accertare se l’azienda barese che aveva commissionato il reclutamento del personale a Vecchio e Caliandro era a conoscenza della situazione di sfruttamento cui erano sottoposti i lavoratori.