Da Pronto soccorso a "Ppit": cosa cambia a S.Pietro. Pronta la protesta
Il Pronto soccorso di San Pietro Vernotico diventerà Punto di primo intervento (Ppi), per effetto di un documento che disciplina la nuova Rete dell'Emergenza-Urgenza approvato il 28 ottobre del 2014. Pronta la protesta
SAN PIETRO VERNOTICO – Il Pronto soccorso di San Pietro Vernotico diventerà Punto di primo intervento (Ppi), per effetto di un documento che disciplina la nuova Rete dell’Emergenza-Urgenza approvato il 28 ottobre del 2014, in seduta di giunta regionale straordinaria. Una trasformazione che non è condivisa dal comitato “Salviamo l’ospedale Melli” di San Pietro Vernotico che ha organizzato per venerdì 3 giugno un sit-in di protesta davanti alla struttura ospedaliera. L’invito è stato esteso a tutta la cittadinanza attraverso volantini, passaparola e “post” sul social network Facebook dove il comitato è presente con una “Pagina” in continuo aggiornamento.
“I cittadini di San Pietro Vernotico si sveglino dalla fase di torpore cui sono stati indotti da chi ha governato sino ad ora – si legge nel
Come già spiegato in un precedente articolo sulla nuova Rete dell’Emergenza-Urgenza “Per Ppi si intendono centri che dispongono “di competenze cliniche e strumentali adeguate a fronteggiare e stabilizzare, temporaneamente, le emergenze fino alla loro attribuzione al Pronto soccorso dell’ospedale di riferimento, sono in grado di fornire risposte a situazioni di minore criticità e bassa complessità”. La “rete di Emergenza – Urgenza” si pone come ponte fra territorio e ospedale e si propone di fornire assistenza su tutto il territorio. Le patologie saranno gestite secondo la gravità e l’urgenza e saranno dirottare verso i centri ospedalieri più adatti per la cura.
“Con la trasformazione in Punto di primo intervento la situazione migliora perché oggi non si può sostenere un Pronto soccorso senza un
Pasqualone continua a ribadire come ha fatto anche in altre interviste che “A San Pietro non si chiude nulla, a San Pietro faremo altre cose, stiamo investendo nella Senologia, sul Ppit perché gli accessi giustificano la presenza di un Punto di primo intervento. Si parla di oltre 6mila all’anno. Proprio su questo ieri ci siamo confrontati in Regione anche con le organizzazioni sindacali e nessuno ha da dire nulla. I Punti di primo intervento che già esistono funzionano benissimo, naturalmente l’organizzazione passa al 118 e anche questo funziona benissimo, il 118 di Brindisi è un’eccellenza”.
Non dovrebbe esserci nulla da temere per la salute e la tutela dei cittadini quindi, se il servizio di Primo intervento sarà organizzato in modo tale da far fronte a tutte le emergenze.
“Oggi ad esempio abbiamo un problema di trasporto secondario che con il Ppit non esisterebbe perché se il ricovero è in carico al 118 il
La domanda sorge quasi spontanea: le proteste si sarebbero dovute fare prima? “Non ha senso neanche dire questo – risponde Pasqualone – perché da un’analisi che è stata fatta puntuale che ha voluto il Ministero su quelli che sono i fabbisogni, su quella che è la domanda, fatta per Comune, per specialità, considerando non solo tutti i ricoveri fatti nella Puglia ma anche fuori, sta di fatto che i posti letto che abbiamo in Puglia sono ancora troppi. Soprattutto sulle ortopedie e chirurgie. Dovremmo ridurre quelli e potenziare un po’ le pediatrie, le oncologie e le ematologie. Finché non facciamo questi cambiamenti la gente si troverà sempre in difficoltà. Poi andrebbe potenziata la rete delle strutture residenziali socio-sanitarie, anche su questo c’è da lavorare molto”.
Per prestazione residenziale e semiresidenziale si intende “il complesso integrato di interventi, procedure e attività sanitarie e socio-sanitarie erogate a soggetti non autosufficienti, non assistibili a domicilio all’interno di idonei “nuclei” accreditati per la specifica funzione”.