Droga in carcere, estorsione e colpi di Kalashnikov: un imputato confessa, chieste 14 condanne
Accusati di spaccio Francesco Coffa e Alessandro Polito, già condannati all’ergastolo per l’omicidio Tedesco. Agli altri contestate minacce di morte a un venditore di frutta. Un solo imputato per l’azione di fuoco all’ingresso della ditta Cannone
BRINDISI – Minacce anche di morte a un ambulante di frutta e verdura: “Lego tuo figlio dietro l’auto e gli scoppio la faccia se non paga. Rintraccialo, che si vendesse un rene per saldare”. Estorsione contestata dalla Procura, poi spaccio di droga in carcere e colpi di Kalashnikov alla ditta Cannone. Tutto ricostruito ascoltando una serie di conversazioni, telefoniche e ambientali.
La confessione
La requisitoria
Una sola richiesta di assoluzione, per una donna rimasta indagata a piede libero nell’inchiesta Exodus delegata alla Guardia di Finanza: Lucia Morleo. Queste le richieste di pena: sei anni di reclusione per droga più sei anni per l’estorsione sono stati invocati per Alessandro Coffa, 25 anni di Brindisi (foto in basso); sei anni di reclusione per droga chiesti per Alessandro Polito, 37, di Brindisi; sei anni di reclusione per droga chiesti per Francesco Coffa, 37, di Brindisi. Questi ultimi due imputati sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio di Cosimo Tedesco avvenuto in una palazzina del quartiere Sant’Elia.
Infine, il pm ha chiesto sei anni per estorsione più due anni e sei mesi per la sventagliata di kalashnikov all’ingresso della sede della ditta Cannone, capi di imputazione contestati a Teodoro De Matteis, 26, di Brindisi.
Nella prossima udienza, il pm proseguirà nella requisitoria per arrivare alla posizione dell’imputato Angelo Falcone. Non ci sono parti civili.
L’estorsione
L’inchiesta partì dalla denuncia del padre di un giovane ambulante di frutta e verdura, sporta l’8 luglio 2017, dopo che il figlio fu costretto a lasciare la città e a trasferirsi al Nord. Il papà per pagargli il biglietto del viaggio in treno, riferì ai finanzieri di aver impegnato le fedi nuziali, non avendo altre disponibilità. Raccontò di aver scoperto che il figlio aveva accumulato debiti per 70-80mila euro giocando di continuo alle slot-machine e di aver ricevuto minacce quando lui stesso era alla bancarella del figlio. In un’occasione uno degli imputati gli avrebbe chiesto di dargli l’auto e la casa della famiglia, un alloggio popolare. In un’altra la minaccia avrebbe avuto il seguente tenore: “Vado a prendere tuo figlio, ovunque si trovi, lo uccido e mi consegno da solo alla questura”. A seguire una serie di messaggi: “Sappiamo dove si è nascosto, se vogliamo lo andiamo a prendere, ci ha fatto un danno di 30mila euro”. E ancora: “Lo tagliamo a pezzettini e lo mettiamo sul banco”. “Se entro giovedì non abbiamo risolto niente, vado a prendere tuo figlio e gli faccio vendere un rene”. Da ultimo: “Lo lego dietro l’auto e gli spacco la faccia”.
Lo spaccio di droga
Stando a quanto emerso nel periodo delle indagini, la droga doveva essere nascosta nelle “scarpe da ginnastica oppure nei giubbotti dei bambini”, ammessi al colloquio con i detenuti. Una volta a colloquio avrebbe dovuto esserci la consegna degli indumenti o, a seconda delle circostanze, lo scambio delle scarpe.
Colpi di Kalashnikov alla ditta Cannone
Le intercettazioni ambientali autorizzate nell’inchiesta sull’estorsione hanno permesso di risalire a , a Teodoro De Matteis, come autore dei colpi di kalashnikov contro il portone d’ingresso della ditta Cannone. Danneggiamento avvenuto il pomeriggio del 6 gennaio 2018, con l’aiuto di un complice non individuato. L’azione di fuoco venne ripresa interamente dalle telecamere del sistema di videosorveglianza della ditta brindisina e quei filmati, assieme ai dialoghi intercettati subito dopo, costituiscono “gravi indizi di colpevolezza” a carico dell’indagato“
Quanto al movente, nella ricostruzione fornita dagli investigatori, è stato rubricato come “privato” essendo legato alla volontà di De Matteis di “dare una lezione” a uno dei titolari della ditta Cannone per questioni legate a rapporti personali fra i due, riconducibili a una donna".
Nel collegio difensivo, ci sono gli avvocati: Cinzia Cavallo, Paoloantonio D'Amico, Laura Beltrami, Agnese Guido e Massimo Murra.