Enel, corruzione per gli appalti: la società chiede danni per cinque milioni
“Lesione dell’immagine”: istanza di costituzione nei confronti dei dipendenti Iaboni, Depunzio, Attanasio, Gloria e Tamburanno, oltre che dell’imprenditore Palma. Esclusi i dirigenti
BRINDISI – Enel ha presentato il conto della corruzione e della truffa contestate dalla Procura di Brindisi a conclusione dell’inchiesta imbastita sull’aggiudicazione degli appalti nella centrale di Cerano: chiede danni patrimoniali pari all’ammontare dei lavori che, secondo l’accusa, non sarebbero stati eseguiti benché liquidati e danni morali per cinque milioni di euro, considerati legati alla lesione dell’immagine e della reputazione della società.
L’udienza preliminare
Marrazza ha chiesto l’ammissione in sede di udienza preliminare dinanzi al gup Giuseppe Biondi, chiamato a valutare se ci siano o meno elementi tali per sostenere l’accusa in giudizio, mossa dei confronti di otto persone imputate per “corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa”. Dall’imprenditore denunciante, ai dirigenti dell’unità di business di Brindisi, sino ai dipendenti, per i quali è stata quantificata in duemila euro circa la somma ottenuta dal privato (il cosiddetto prezzo della corruzione) per ogni stato di avanzamento dei lavori.
Gli imputati e la difesa
Oggi sono iniziate le discussioni degli avvocati che proseguiranno nella prossima udienza calendarizzata a gennaio Massimo Manfreda e Francesco Silvestre per Fabiano Attanasio; Gianvito Lillo per Vito Gloria; Giovanni Brigante e Claudio Ruggiero per Carlo Depunzio; Stefano Maranella e Giulia Iaboni per Domenico Iaboni; Pasquale Angelini e Barbara Longo per Tamburrano; Francesco Rotunno per Fabio De Filippo; Michele Laforgia per Fausto Bassi; Francesca Conte e Paolo Spalluto per Giuseppe Luigi Palma.
Gli arresti e l’incidente probatorio
I primi cinque, ad esclusione dell’imprenditore, furono arrestati dai militari della Guardia di Finanza nel mese di maggio 2017, per essere poi rimessi in libertà dopo che il titolare della ditta venne ascoltato con la formula dell’incidente probatorio, strada che i pubblici ministeri titolari del fascicolo, Milto Stefano De Nozza (nel frattempo passato nel pool dell’Antimafia) e Francesco Carluccio, scelsero per anticipare l’acquisizione della prova per evitare inquinamento delle prove. Incidente probatorio chiesto, poi, dalla difesa di Iaboni per puntualizzare alcuni aspetti.
Le tangenti contestate
Secondo l’accusa, “Gloria riceveva 22mila euro circa”. In particolare duemila euro in contanti più un assegno di pari importo riconducibile alla moglie”. Gloria, volto noto nel panorama della politica brindisina perché è stato consigliere comunale e di recente anche segretario cittadino di Sel, mentre la moglie è stata assessore, sia pure per un breve periodo di tempo (quest’ultima è estranea all’inchiesta). Tamburrano, sempre stando a quanto si legge negli avvisi notificati ai difensori, avrebbe “ricevuto un’auto, una Peugeot 308 del valore di mercato di 13mila euro che gli veniva trasferita dall’imprenditore al prezzo dichiarato ma non corrisposto di 750 euro e successivamente rivenduta a cinquemila euro”. Lo stesso indagato, avrebbe omesso il pagamento dei lavori di manutenzione, a carico dell’impresa, per 1.1.20 euro” nonché quelli di “riparazione di una pompa sommersa di un pozzo artesiano eseguiti presso la propria abitazione per 3.630 euro”. Complessivamente, l’utilità conseguita ammonterebbe a 9.750 euro.
Mobili, telefonini, lavori e vacanze
I dirigenti e il matrimonio
Nei confronti di De Filippo le utilità, secondo la Procura sarebbero consistite in “prodotti elettrodomestici vari come una telecamera Panasonic, una macchina fotografica Reflex Canon con accessori”, acquistati da Palma per 2.300 euro. Per Bassi, infine, la tangente contestata è stata quantificata in “50mila euro in contanti, da versare in soluzioni da diecimila euro, ultima delle quali prima del suo matrimonio.
Le denunce dell’imprenditore e dell’Enel
“Pagare era l’unica strada per ottenere gli appalti e per vincere dovevo offrire prezzi bassi. Ho pagato sino a giugno dello scorso anno”, disse l’imprenditore ai pubblici ministeri davanti al gip del Tribunale di Brindisi. Enel, a sua volta, presentò denuncia dopo aver incontrato l’imprenditore. Il colloquio si svolse a Roma il 16 dicembre 2016, il successivo 12 gennaio la spa, in persona dell’ingegnere Giuseppe Molina, depositò esposto in Procura. Enel Produzione mise a disposizione una serie di documenti sulle gare bandite negli ultimi anni e di recente ha avviato le procedure per il licenziamento dei dipendenti finiti sotto indagine.
Il memoriale
“Le offerte presentate per vincere le gare erano basse, i costi elevati e lievitavano a causa dell’assunzione di lavoratori e della sete di denaro di numerosi dipendenti infedeli, per cui si determinava un continuo ricorso alle casse della ditta”. E ancora: “se nel contratto era previsto che dovevo fare un massetto di sette centimetri lo facevo di cinque e quindi così facendo rientravo nelle somme che dovevo pagare agli assistenti di cantiere”. Questi ultimi avrebbero chiuso un occhio certificando che tutto era stato eseguito a regola d’arte”.
L’agguato e le denunce ritirate
Palma nei mesi scorsi ha ritirato le denunce dopo aver riferito ai carabinieri di essere stato vittima di un agguato agli inizi di settembre 2017, nelle vicinanze di una chiesetta lungo la strada interpoderale che da Monteroni porta a San Pietro in Lama: “Qualcuno ha tentato di uccidermi, sparando colpi di pistola mentre ero in auto: sono finito fuori strada, hanno continuato a sparare e mi sono accovacciato sul sedile, sono riuscito a scappare e poi ho chiamato i carabinieri”.
Enel dal canto suo sostiene di aver prodotto quanto necessario a documentare il pagamento in favore della ditta di somme “per lavorazioni mai eseguite.