“Guerra di mala, prove evidenti”: processo immediato per 13 brindisini
Intercettazioni e immagini, imputati Antonio Borromeo e Antonio Lagatta, ritenuti a capo di due fazioni: si sarebbero fronteggiate anche a colpi di Kalashnikov. Contestato a Maggi, Pupino e Rillo l’assalto al portavalori Cosmopol davanti al Mc Donald’s. A giudizio anche una donna
BRINDISI – “Prove evidenti” per la guerra di mala in atto a Brindisi, tra due fazioni di ragazzi poco più che vent'enni, sino a quando non c’è stato il blitz Alto impatto dei carabinieri, con fermi eseguiti il 7 novembre 2017 e arresti bis il 15 marzo scorso. Prove in grado di resistere al processo, secondo la Procura che ha chiesto il giudizio immediato per 13 brindisini, tra i quali una donna.
Gli imputati e le prove evidenti
Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Simona Rizzo, ha indicato come prove evidenti, le "intercettazioni, ambientali e telefoniche, i tracciati Gps, le immagini registrate da telecamere di sorveglianza" poste in prossimità dei luoghi in cui sono avvenuti gli incendi e le sparatorie. E ancora i "risultati delle consulenze balistiche e le informative del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Brindisi, assieme a quelle dei carabinieri della stazione e della questura".
L’inizio della guerra di mala
I ferimenti
Borromeo è accusato “con persone allo stato non identificate” di aver “costretto sotto la minaccia delle armi Christian Ferri a salire a bordo di un’auto, bendato, per condurlo in una piazzola di sosta lungo la statale Brindisi-Lecce e farlo scendere": avrebbe esploso “numerosi colpi di pistola”. Sei giorni dopo, i carabinieri hanno registrato l’esplosione di colpi di pistola a titolo di “prova” in via Sele, rione Perrino: ci sarebbero stati Lagatta, Rillo e Pupino. Il 13 ottobre i due gruppi sarebbero tornati a scontrarsi – per caso - a ridosso della rotatoria tra via Dalbono e via Leonardo da Vinci. Lagatta alla guida di una Fiat Stilo “mentre stava percorrendo via Lanzellotti avrebbe incrociato per mera coincidenza Borromeo”. Con Lagatta ci sarebbero stati Rillo e Maggi. Borromeo avrebbe mal interpretato una “brusca accelerata della Fiat” e “pertanto, temendo di essere seguito, si sarebbe nascosto dietro la cabina di trasformazione dell’Enel” e da qui avrebbe esploso due colpi di pistola contro l’auto. La scena è stata ripresa dalle telecamere della zona.
I colpi di Kalashnikov e l’incendio auto
Il 28 ottobre successivo, Lagatta e Maggi, secondo l’accusa, avrebbero rapinato un brindisino del borsello “tentando di sottrargli l’auto Jhon Cooper Works”. Avrebbero agito assieme a due persone rimaste senza nome, tutti e quattro con passamontagna. Il primo novembre, si sarebbe fatto sentire Borromeo: “in concorso con un’altra persona, non identificata” avrebbe speronato l’auto a bordo della quale viaggiava Pupino, incrociato in Centro, con due ragazze. Quello stesso giorno Lagatta e un complice (per ora sconosciuto) avrebbero esploso “almeno 19 colpi di Kalashnikov” contro l’abitazione di Libardo, in piazza Spadini, rione Sant’Elia, a scopo intimidatorio. Uno dei colpi si conficcò nel soggiorno di un condominio che stava guardando la tv. Ma Libardo, ascoltato dai militari, disse di non essersi accorto di niente.
A distanza di 24 ore, Borromeo con un Kalashnikov “minacciava Damiano Truppi ed esplodeva tre colpi ai piedi”. Truppi, interrogato dai carabinieri, avrebbe riferito “circostanze non corrispondenti al vero, aiutando di fatto Borromeo”. Quello stesso giorno Maggi avrebbe appiccato il fuoco alle auto in uso a Libardo: una Fiat Bravo e una Giulietta Alfa Romeo. Azione ripresa dalle telecamere. Libardo, interrogato, disse di non sapere niente anche in questo caso.
Il sequestro di persona e la sparatoria
Sempre il 3 novembre 2017, Borromeo, Maggi, Russo, Libardo e Marra avrebbero “sequestrato Antonio Fontò”, il quale sarebbe stato convocato con un inganno e poi condotto sulla provinciale per Restinco. Qui uno del gruppo avrebbe sparato almeno cinque colpi, uno dei quali ferì Fontò al polpaccio della gamba destra. Anche in questo caso la reazione fu immediata perché, i carabinieri hanno ricostruito il ferimento di Loriano Marrazza, alla coscia sinistra, per mano di Maggi e Lagatta. Marrazza è il fratellastro di Tiziano Marra: venne raggiunto in via don Guanella. Nessuno ha mai denunciato niente agli investigatori: gli episodi sono stati scoperti ascoltando alcune intercettazioni in auto.
L’assalto al portavalori Cosmopol
Il pm contesta, inoltre, l’assalto al portavalori Cosmopol, avvenuto la mattina del 6 novembre 2017, attorno alle 10, a distanza di qualche minuto dal prelievo dell’incasso del Mc Donald’s da parte dei vigilantes: Pupino avrebbe avuto il ruolo di “palo”, a Giglio è accusato di “concorso morale”, mentre Maggi, Rillo e Lagatta sarebbero stati gli “esecutori materiali del colpo” che fruttò la somma di 25mila euro. Il commando raggiunse il centro commerciale BrinPark a bordo di una Giuletta, risultata rubata, la stessa auto trovata nel giardino della villetta in uso a Vincenzo Vantaggiato e Annamaria Romano, in contrada Sbitri. Qui furono trovate anche armi. Vantaggiato avrebbe anche “prelevato Rillo e Maggi dall’abitazione di Rillo per portarli da Giglio per nascondersi” dopo l’assalto. Qui, in un monolocale di via XX Settembre, zona Centro, furono tratti in arresto dai carabinieri. Alto impatto, prima parte. A distanza quattro mesi, nuovi arresti.
La difesa
Gli imputati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorip di garanzia davanti al gip, all'indomani dei fermi e degli arresti. I difensori, per alcuni, hanno tentato la strada del Riesame senza risultato: il Tribunale ha confermato l'ordinanza di arresto. In occasione della prima udienza potranno chiedere l'ammissione al processo abbreviato. Il collegio difensivo è composto dai penalisti: Paoloantonio D'amico, Laura Beltrami, Cinzia Cavallo, Daniela d'Amuri, Gianvito Lillo, Cesare Epifani e Andrea D'Agostino.