Guerra di mala, il Riesame conferma il carcere per Borromeo e Lagatta
Domiciliari riconosciuti solo a Russo. Arresti confermati anche per Rillo, Maggi e Libardo. Indagini su altri brindisini coinvolti nei ferimenti e nei danneggiamenti
BRINDISI – Il Tribunale del Riesame ha negato anche gli arresti domiciliari per cinque indagati sui sei arrestati nell’inchiesta sulla cosiddetta guerra di mala in atto a Brindisi. Restano in carcere Antonio Borromeo, 25 anni e Antonio Lagatta, 23, ritenuti a capo di due gruppi contrapposti che si sono affrontati anche a colpi di Kalashnikov dallo scorso mese di ottobre sino al blitz Alto impatto dei carabinieri, così come restano in cella Antonio Libardo, 40 anni, Claudio Rillo, 23, e Michael Maggi, 24, tutti brindisini, considerati componenti delle fazioni. L’unico ad avere ottenuto gli arresti domiciliari è Lorenzo Russo, 21 anni, difeso dall’avvocato Laura Beltrami: il Tribunale in funzione di Riesame ha annullato un capo di imputazione contestato al brindisino e ha accolto l’istanza di attenuazione della misura avanzata dalla penalista. Le motivazioni saranno depositate fra 45 giorni, anche per gli altri.
Il Riesame
Il Riesame, quindi, ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare, sia sul fronte dei gravi indizi di colpevolezza, costituiti dalle conversazioni intercettate e dai risultati delle indagini delegate ai carabinieri, sia sul piano delle esigenze cautelari, con particolare riferimento al pericolo di reiterazione del reato. (Nella foto accanto Borromeo, in quelle in basso Lagatta e Maggi)
I ferimenti contestati agli indagati
Nei confronti di Borromeo è stata contestata innanzitutto la “detenzione di un Kalashnikov e di una pistola calibro 9, armi usate per minacciare Damiano Truppi”, ferito da tre colpi ai piedi il 2 novembre 2017. Truppi è indagato nella stessa inchiesta per aver reso false dichiarazioni ed è sottoposto all’obbligo di dimora.
Maggi, indicato come appartenente al gruppo di Lagatta, è stato identificato dai carabinieri come l’autore del danneggiamento di due auto in uso ad Antimo Libardo (del gruppo Borromeo), distrutte dalle fiamme 24 ore dopo, la sera del 3 novembre, in piazza Spadini, rione Sant’Elia. L’azione è stata contestata in concorso con altri brindisini, “allo stato rimasti ignoti”. Le indagini non sono concluse e i militari stanno verificando la posizione di altri ragazzi, considerati coinvolti nella contrapposizione fra i gruppi.
Libardo, a sua volta, è accusato di false dichiarazioni ai carabinieri perché disse di non aver sentito neppure i colpi, quando venne interrogato dai carabinieri nell’immediatezza dei fatti. Nei confronti di due militari avrebbe anche “usato minaccia e violenza”.