Centrale Cerano: al Senato il caso del certificato Emas contestato
E' approdato in Senato, sul tavolo della Commissione Ambiente, il caso della certificazione Emas vantata dalla società Enel per il sito di Cerano, ma a stretto giro revocata dal direttore dell'Arpa Puglia, di fronte all'esistenza di un procedimento penale pendente. Assennato: "Bastava un controllo on line per sapere che la società ha un processo penale in corso". Avviata un'indagine interna
BRINDISI – E’ approdato in Senato, sul tavolo della Commissione Ambiente, il caso della certificazione Emas vantata dalla società Enel per il sito di Cerano, ma a stretto giro revocata dal direttore dell’Arpa Puglia, di fronte all’esistenza di un procedimento penale pendente. Con tutta l’appendice che riguarda l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente che pure aveva dato parere favorevole, non menzionando la criticità legata al processo in atto.
Oggi la XIII Commissione ha autorizzato l’acquisizione di tutti gli atti che si riferiscono alla certificazione Emas, rilasciata a seguito di un iter che ha visto coinvolti dirigenti e funzionari dell’Arpa, tra Brindisi e Bari, e del comitato di nomina ministeriale. L’obiettivo è chiarire come sia stato possibile “inciampare” in una“illegittima certificazione” come l’ha definita il senatore brindisino Vittorio Zizza, approdato a Roma da Carovigno, in qualità di componente della stessa commissione.
L’acquisizione è stata estesa anche allo studio del Cnr, pubblicato su una rivista internazionale e firmato da tre ricercatori Cristina Mangia, Marco Cervino ed Emilio Gianicolo del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna e Lecce, secondo cui l'impatto della centrale Enel di Cerano, sarebbe causa di 44 decessi annui. Stessa richiesta, nei giorni scorsi, è stata avanzata dal presidente dell’analoga commissione alla Camera dei Deputati, il quale si è già messo in contatto con Assennato, a sua volta impegnato nella ricostruzione del puzzle da cui è scaturita la certificazione Emas.
Perché qualcosa non deve essere andato per il verso giusto, tenuto conto del dietrofront e del fatto che, allo stato, l’Enel non può più contare sul parere favorevole per quell’attestazione. “E’ successo che se a Brindisi così come a Bari avessero semplicemente fatto un controllo ordinario, anche solo on line, avrebbero trovato quello ho scoperto io e cioè l’esistenza di un procedimento penale che attiene ad Enel, per cui non è possibile nel modo più assoluto rilasciare un parere favorevole”, spiega Assenato. “E’ una condizione ostativa”.
Di certo c’è che Assennato è rimasto a dir poco sconcertato: “Ho appreso dalla società Enel della certificazione e mi sono chiesto come fosse possibile, per cui ho fatto verifiche se vogliamo banali, sino ad arrivare, come ho detto, a leggere su internet che all’interno della stessa dichiarazione ambientale dell’Enel c’è un riferimento al procedimento penale”, ripete. Non solo. “Mentre Brindisi ha scritto di eventuali criticità, a Bari il termini ‘eventuali’ non è stato riportato”. Com’è possibile?
“Posso solo dire che i dirigenti interessati si sono limitati a sostenere di non sapere”. Non aggiunge altro Assennato sull’indagine interna, mentre tiene a sottolineare che proprio l’Arpa a metà settembre organizzerà un convegno per confrontare i valori derivanti dalle analisi svolte dall’Agenzia sulle emissioni di Pm10, quelli che emergono dal rapporto del Cnr e quelli a cui fanno riferimento i ricercatori dell’Enel: “Ora più che mai serve un confronto, visti i toni allarmistici di questi giorni, legati alla diffusione della notizia di 44 decessi. Per ora mi permetto di ricordare che quel numero, 44, si riferisce al risultato di equazioni sulla base di valori assunti come stima, per altro in determinati intervalli”. Questioni tecniche che sono di interesse generale trattandosi di studi sulle conseguenze sulla salute. Che è diritto di tutti.