“Nonostante il 41 bis Francesco Campana riuscì a incontrare Ercole Penna”
Il retroscena emerge dalle dichiarazioni del pentito mesagnese. E dai verbali del nuovo pentito spuntano i nomi di chi garantiva l’appoggio logistico
BRINDISI – “Nonostante il regime del carcere duro, quello del 41 bis, Francesco Campana riuscì a incontrare Ercole Penna nella sezione speciale del penitenziario di Lecce”. Il retroscena emergerebbe dalle ultime dichiarazioni messe a verbale dal pentito mesagnese Ercole Penna, considerato dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, attendibile per la mole e soprattutto per la qualità delle informazioni consegnate, dalle quali sono partite indagini, alcune delle quali hanno già portato ad arresti, come il blitz “Last minute”, altre ancora in corso visto che a conclusione della collaborazione restano una serie di omissis.
L’episodio riferito sarebbe avvenuto dopo il 19 gennaio 2004, data che il fratello minore di Francesco Campana, Sandro, attualmente dichiarante e in attesa di diventare pentito a tutti gli effetti, ha confermato precisando che la data era quella di inizio del carcere al 41 bis. Ed è emerso di recente nel corso dell’ultima udienza del processo scaturito dall’inchiesta “Zero” che un anno addietro portò agli arresti i fratelli Campana con l’accusa di aver fatto parte dell’associazione di stampo mafioso, chiamata Sacra Corona Unita, in nome e per conto della quale sarebbero stati ordinati e commessi diversi omicidi, come quello del fratello di Massimo D’Amico, collaboratore di giustizia storico, per il quale Sandro Campana è diventato il primo accusatore del fratello maggiore.
A sollevare il caso del presunto incontro fra i detenuti eccellenti, è stato l’avvocato dello stesso Francesco Campana, Cosimo Lodeserto, chiedendo alla Corte d’Assise, presieduta da Gienantonio Chiarelli, accertamenti per stabilire se quel colloquio ci sia stato effettivamente e nel caso se ci siano responsabilità di qualcuno. Per questo motivo il penalista ha chiesto l’ascolto degli agenti della polizia penitenziaria in servizio all’epoca nel carcere.
Intanto vengono a galla altri particolari rispetto ai “fatti di sangue” già messi a verbali da Campana junior, come ad esempio, nel caso del ferimento di Vincenzo Greco, avvenuto a Mesagne, il primo luglio 2010: in veste di dichiarante ha consegnato ai magistrati della Dda di Lecce i nomi di coloro i quali avrebbero “fornito appoggio logistico” ai due che quella mattina entrarono in azione per sparare all’indirizzo del mesagnese.
E’ stata, invece, lasciata leggibile la parte in cui Sandro Campana ha raccontato che “dopo l’episodio, Benito fu capace di recarsi egli stesso presso l’ospedale di Brindisi per fare visita a Greco, al fine di capire se questi lo avesse riconosciuto e quando comprese che non era così, gli chiese come mai avesse accusato i fratelli Campana e lui rispose che non aveva accusato nessuno”. Omissis sulle generalità di chi ebbe modo di informare Campana junior di questa circostanza essendoci la necessità di definire la rete degli informatori. Il periodo delle dichiarazioni dovrebbe concludersi nel mese di febbraio.