Dna, tatuaggi e immagini: chieste quattro condanne per rapine
Requisitoria del pm nel processo in abbreviato: "Otto anni e mezzo per Antonio Grassi, cinque per Alfonso Polito, quattro anni e quattro mesi per Vincenzo Trono e due anni e dieci mesi per Francesco Franchin". I colpi consumati tra febbraio e maggio 2014
BRINDISI – Per la Procura non possono esserci dubbi sulla partecipazione di quattro brindisini a una serie di rapine nelle tabaccherie e nei market tra il capoluogo, Mesagne e San Donaci, di fronte alle immagini dei sistemi di videosorveglianza, a tracce di dna e in un caso anche a un tatuaggio.
Chiesti cinque anni per Alfonso Polito, 31; quattro anno e quattro mesi sono stati invocati per Vincenzo Trono, 31, e, infine, due anni e dieci mesi per Francesco Franchin, 26. La requisitoria è arrivata nella tarda mattinata di oggi, per mano del sostituto procuratore Francesco Carluccio, nel processo con rito abbreviato di fronte al gup Paola Liaci. Nella prossima udienza prenderanno la parola le penaliste Laura Beltrami e Cinzia Cavallo per le arringhe.
I quattro imputati sono stati arrestati dai carabinieri il 2 marzo 2016 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare confermata dal Tribunale del Riesame che ha negato la libertà rimarcando la pericolosità sociale. Le indagini furono condotte dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Francavilla Fontana, comandato dal tenente Roberto Rampino, e da quelli della stazione di San Donaci, comandata dal maresciallo Francesco Lazzari.
I colpi oggetto delle contestazioni sono quelli ai danni di una tabaccheria di Brindisi situata in via Carducci il 24 febbraio 2014, del supermercato Dok di Mesagne il 9 marzo 2014, del supermercato “Super Brio” di Torchiarolo il 7 marzo 2014, della tabaccheria Leo di San Donaci il 15 aprile 2014, della tabaccheria “Mordi e fuggi” di Mesagne il 3 maggio 2014. Oltre all’accusa di rapina, i quattro rispondono di ricettazione, porto e detenzione illegale di arma da fuoco e lesioni personali aggravate.
Per la prima rapina, quella in una tabaccheria di Brindisi, “l’elemento individualizzante per Antonio Grassi è il tatuaggio” rimasto visibile nonostante “l’indagato stendesse ripetutamente il braccio destro verso il basso nel tentativo di far scivolare la manica del giubbino”. Per il secondo colpo, datato 3 marzo 2014, ancora Grassi con il tatuaggio visibile, che impugna il fucile con la mano sinistra essendo mancino. Per la terza rapina, quella del 4 maggio successivo, il profilo genetico di Grassi è stato trovato su uno dei due passamontagna trovati nell’auto usata, una Lancia Lybra risultata rubata.
Per il quinto colpo, datato 15 marzo 2014, ancora Grassi in azione con il tatuaggio visibile e Polito il cui “dna è stato trovato sul passamontagna di colore celeste trovato nella Fiat Tipo usata per la rapina”.
Ci sono poi, alcune intercettazioni telefoniche che “dimostrano che Vincenzo Trono unitamente ad Antonio Grassi, deteneva una lupara, facendola custodire a un ragazzo non ancora maggiorenne”. La posizione di quest’ultimo è al vaglio della Procura per i minori. Si tratta di conversazioni ascoltate nell’ambito di un altro procedimento penale.
Grassi, Trono, Polito e Franchin in quell’ordinanza sono stati ritenuti i volti nuovi della Scu, giovani della generazione 2.0, quella attuale della mala, riconducibili al gruppo che – sempre per la Dda – sarebbe stato guidato da Luca Ciampi, nato e residente nel capoluogo, ora ristretto nel carcere di Foggia, a sua volta affiliato a Tobia Parisi indicato al vertice del cosiddetto clan dei mesagnesi sopravvissuto da un lato ai blitz e dall’altro alle collaborazioni che ha svelato i segreti del sodalizio di stampo mafioso.