Le mani della Scu sul fotovoltaico, nove condanne definitive e una annullata con rinvio
La Cassazione respinge i ricorsi per Francesco Campana, Salvatore Buccarella e altri. Per Ronzino De Nitto nullità della sentenza d’Appello per “difetto di motivazione”: processo da rifare
BRINDISI – Verdetto definitivo dopo il blitz Helios, sulle estorsioni di stampo mafioso nei campi del fotovoltaico con richiesta di denaro della Scu, il vecchio pizzo, a titolo di guardiania e posti di lavoro: la Cassazione ha respinto i ricorsi per nove imputati su dieci, da Salvatore Buccarella, alias Totò Balla ritenuto a capo della frangia rogoliana, a Francesco Campana, per arrivare a Raffaele Renna, annullando con rinvio la sentenza d’appello solo nei confronti di Ronzino De Nitto, per “difetto di motivazione”.
Pene definitive
Le condanne definitive che dovranno, quindi, essere eseguite sono le seguenti: otto anni e otto mesi per Salvatore Buccarella, 58 anni, di Tuturano; sette anni per Antonia Caliandro, 61 anni, di Tuturano, moglie di Salvatore Buccarella; quattro anni e otto mesi per Angelo Buccarella, 39 anni, figlio di Salvatore, per il quale in Appello è stata esclusa un’aggravante rispetto alla contestazione mossa; dieci anni per Francesco Campana, 44 anni, di Mesagne.
Definitiva anche la condanna a dieci anni per Raffaele Renna (detto Puffo) di San Pietro Vernotico; infine sei anni e otto mesi per Vincenza Trenta, 61 anni di Brindisi, compagna di "Nino Balla", al secolo Giovanni Buccarella, padre di Salvatore, la cui posizione era stata stralciata non essendo più capace di stare in giudizio. Buccarella è deceduto lo scorso mese di agosto. (nella foto accanto Salvatore Buccarella)
L’inchiesta
Il processo scaturisce dall’inchiesta della Dda di Lecce chiamata Helios che il 19 settembre del 2012 portò all'esecuzione di sedici ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri. A rafforzare l'accusa anche le dichiarazioni rese da sei pentiti: Ercole Penna, Simone Caforio, Fabio Fornaro, Davide Tafuro e Giuseppe Passaseo.
Secondo l’accusa, gli esponenti della Scu avevano paragonato il proprio ruolo - stando a quanto riportato nel provvedimento di arresto - a quello svolto in Sicilia da Cosa Nostra. Ma non è soltanto di soldi che necessitava l'organizzazione, anche di posti di lavoro e di incarichi per le proprie aziende di fiducia. Le opere nei parchi eolici e fotovoltaici andavano svolti "da altre persone che pagano la protezione". La guardiania veniva assicurata, in cambio di soldi: "Due, tre, quattro, cinque mila euro" al mese.