Peculato ai danni della Asl, contumace il consigliere regionale della lista Emiliano
Mauro Vizzino assente al processo in cui è imputato per prestazione sanitarie per 1.192 euro che avrebbe fatto risultare come non eseguite e rimborsate, presso lo sportello Cup di Mesagne, dove lavora come impiegato assieme ad Alessandro Coccioli. Per il pm sei testi, per la difesa 15
BRINDISI – Sei testimoni per il pubblico ministero, più del doppio per la difesa nel processo per peculato in cui è imputato il consigliere regionale Mauro Vizzino, 34 anni, accusato di peculato assieme ad Alessandro Coccioli, 50, in relazione a prestazioni sanitarie per 1.192 euro che avrebbero fatto risultare come non eseguite e rimborsate, presso lo sportello Cup di Mesagne, dove lavorano entrambi come impiegati.
Nel processo parte civile è la Asl, rappresentata dall’avvocato Carmela Roma, a cui è stato affidato l’incarico di rappresentare e difendere in giudizio gli interessi e l’immagine dell’Azienda sanitaria locale, attraverso una richiesta di risarcimento danni.
L’accusa è stata mossa dal sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza, sulla base degli accertamenti delegati ai carabinieri del Nas di Taranto. I fatti contestati si riferiscono a un periodo compreso tra il 2009 al 2012: secondo il pm, i due dipendenti della ditta Svimservice, che gestiva all'epoca dei fatti il servizio prenotazioni delle prestazioni erogate attraverso il Cup dalla Asl di Brindisi, avrebbero fatto risultare non eseguite alcune prestazioni che lo erano invece state, tramite uno storno inserito nel sistema informatico. In tal modo sarebbero state attivate procedure di falsa restituzione ai pazienti di diversi importi che variano dai 4 ai 70 euro, per un totale pari a 1.191 euro.
Per Vizzino i rimborsi contestati sono una ventina, nell’elenco imbastito dal pm ci sono 19 euro per una visita odontosomatologica, 36 euro per una estrazione dente permanente, quattro euro per la prescrizione di un anticoagulante, 72 euro per una tornografia a coerenza ottica e 50 euro per il rilascio di un certificato di idoneità alla pratica sportiva.
Secondo l’impostazione accusatoria, il meccanismo sarebbe stato il seguente: la visita veniva eseguita, ma sui terminali veniva inserito uno storno dovuto alla mancata effettuazione della stessa. Da qui il rimborso in via automatica che però i pazienti non avrebbero effettivamente percepito, per lo meno stando alle dichiarazioni rese dagli stessi in fase di indagini.
Gli accertamenti svolti avrebbero evidenziato anche richieste di modifica di password per accedere al sistema informatico da parte di Vizzino che si è sempre detto sereno e fiducioso nella giustizia. Per questo motivo, il consigliere regionale ha scelto il dibattimento per dimostrare la propria innocenza, rinunciando a riti alternativi.