Pensionato brindisino bruciato vivo: imputato in udienza
Cosimo Mastrogiovanni aveva 63 anni: sotto processo un marocchino che conobbe l'anziano in una chat per uomini soloi E' indagato anche per altri due delitti. Parti civili il figlio, il nipote e i fratelli. E' accusato di omicidio aggravato, distruzione e vilipendio di cadavere, incendio e rapina: tramortì l'uomo, gli diede fuoco e portò via computer, auto e carta d'identità
BRINDISI – Prima tramortito con un colpo alla testa, poi bruciato vivo dalle fiamme appiccate per cancellare ogni traccia: per la Procura di Brindisi ad uccidere Cosimo Mastrogiovanni, 63 anni, di Latiano, con crudeltà e motivi abbietti, sarebbe stato Zakaria Ismaini, marocchino, 33 anni, che il pensionato conobbe pochi mesi prima in una chat per uomini soli. Da lì sarebbe nata un’amicizia, tanto che l’anziano lo avrebbe invitato nel Brindisino, finita in tragedia la sera del 13 novembre 2014.
Ha seguito l’udienza che ha portato alla costituzione delle parti, lui da un lato, difeso dall’avvocato Felicia Mancini e dall’altro la pubblica accusa sostenuta in giudizio dal pm Giuseppe De Nozza e i parenti della vittima, due fratelli, un nipote e il figlio adottivo del pensionato.
Per l’avvocato Roberto Palmisano, i fratelli del pensionato, hanno subito “un rilevantissimo danno morale che consiste nella prematura elisione del vincolo affettivo e di reciproco sostegno ed assistenza tra i fratelli” e per questo il penalista ha chiesto la somma pari a centomila euro.
Il marocchino, secondo la Procura, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, dopo avere attirata a di sé l’interesse di Cosimo Mastrogiovanni mediante la pubblicazione, su un sito internet, di un annunzio per uomini soli”. Il pensionato lo “contattava telefonicamente e gli inviava il biglietto dell'autobus per raggiungerlo da Catania a Latiano”, dove risiedeva in un villino in contrada Fieu.
L’accusa di rapina è stata mossa in relazione al fatto che il marocchino si “impossessava di oggetti vari” ossia computer, portafogli, indumenti di pregio e dell'autovettura tipo HiundayAtoa con la quale si allontanava in direzione di Barletta”.
L’omicidio avvenne nella notte tra il 10 e l'11 novembre del 2014. A scoprire il cadavere fu una coppia interessata all’acquisto di un villino e inizialmente si pensò a un incidente perché il corpo carbonizzato venne trovato incastrato tra il divano del soggiorno e il caminetto, ma le indagini svolte carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni, coordinati dal capitano Diego Ruocco, su delega dei pubblici ministeri Marco Dinapoli, procuratore capo e Giuseppe De Nozza, dimostrarono che si trattò di omicidio. E la conferma arrivò dopo l’autopsia perché le analisi accertarono una percentuale di carbossiemoglobina, un complesso stabile formato da monossido di carbonio ed emoglobina all'interno dei globuli rossi, del 33 per cento a fronte di un valore fisiologico stimato nell'uno per cento e la presenza di fuliggine e particelle di combusto nelle vie respiratorie profonde. In altri termini, Mastrogiovanni era ancora vivo al momento dell'incendio.
I carabinieri hanno poi scoperto che Mastrogiovanni aveva acquistato un biglietto autobus da Catania per Brindisi e l'aveva trasmesso via fax al 33enne, un altro passo verso la soluzione del caso. Il prosieguo dell'indagine è consistito nel seguire le tracce telefoniche di Ismaini che, dopo la morte del 63enne, hanno portato a Barletta. Qui, infatti, a dicembre 2014, è stata trovata l'Atos della vittima, in uso a un connazionale del marocchino, fermato e sentito dai militari dell'Arma.
Stando alla sua versione dei fatti, Isamini si presentò a casa sua sporco di fuliggine, con una mano ferita, a bordo della Hunday e dopo qualche giorno cercò di vendere un pc portatile senza batteria, presumibilmente appartenente alla vittima. Andò via, direzione Catania.
Ismaini è sotto inchiesta per altri due omicidi: quello di Letizia Consoli, vedova, 50 anni, uccisa il 7 febbraio 2015, nei pressi del villaggio turistico La Playa, a Catania, e quello di Anna Stellato detta Luna, 24 anni, che risale al 14 luglio 2012, il cui cadavere venne trovato sulla spiaggia di Torre Pedrese.
Per l’omicidio del pensionato di Latiano, l’imputato tornerà in aula il mese prossimo: la prossima udienza saranno sentiti otto testi citati dal pm.