Pugliese dal carcere: “Non fornisco cocaina, vendo pesce e cozze”
Interrogato dal gip di Brindisi per rogatoria dopo essersi costituito. La difesa al Riesame
BRINDISI – “Non sono un fornitore di cocaina, né vendo altra droga: sono un pescatore e vendo il pesce e le cozze. I contatti li prendo solo per questo. Mi guadagno da vivere così”.
L’interrogatorio per rogatoria
La difesa
La penalista presenterà ricorso al Riesame nei prossimi giorni. Intanto Pugliese resta ristretto nella casa circondariale di via Appia. Il verbale dell’interrogatorio sarà trasmesso per competenza al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce che ha firmato il provvedimento di custodia, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza in relazione al contenuto di alcune intercettazioni e concrete e attuali le esigenze cautelari.
L’accusa
L’indagato è accusato di aver ceduto cocaina a Marco Barba, alias Tannatu, 45 anni, di Gallipoli, nel lasso di tempo in cui questi era ristretto nella sua abitazione in regime di arresti domiciliari. Il nome di Pugliese è entrato nell’inchiesta per effetto di alcune intercettazioni autorizzate nel 2016: gli accertamenti riguardavano Barba ed è ascoltando le sue conversazioni che sono arrivati a Pugliese, ritenendo che il brindisino fosse uno dei suoi principali fornitori.
L’arresto
Danilo Pugliese, fratello di Marco, ex esponente della Sacra Corona Unita e già collaboratore di giustizia (dopo il suo arresto nell’inchiesta Puma), si è costituito dopo aver appreso di essere destinatario di ordinanza di custodia cautelare. I carabinieri non lo hanno trovato nella sua abitazione e tramite un familiare sono riusciti a contattarlo al telefono: Pugliese ha spiegato di essere fuori Brindisi, anticipando la volontà di costituirsi appena sarebbe rientrato. Così è stato. Una volta tornato, ha chiamato lui stesso un agente della questura di Brindisi. In carcere, i carabinieri di Lecce gli hanno notificato il provvedimento di arresto.