Rapina a casa di un anziano e figlia in coma per 150 euro: due condanne e un’assoluzione
Sei anni a Fabrizio Bianco e quattro a Giovanni Nacci: incastrati dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. Estranea ai fatti la madre di Nacci, all’epoca una delle badanti del pensionato di 82 anni
BRINDISI – A distanza di un anno dagli arresti per la rapina a casa di un anziano di 82 anni e della figlia in coma, il Tribunale di Brindisi ha condannato i due brindisini che furono arrestati dai carabinieri per l’azione a mano armata che fruttò 150 euro, qualche collanina in oro e una macchinetta fotografica (rotta).
La sentenza
La sentenza è stata pronunciata nel primo pomeriggio di oggi, 25 gennaio 2018, dal gup Giuseppe Biondi, di fronte al quale è stato incardinato il processo con rito abbreviato, ottenuto dai penalisti, a conclusione delle indagini condotte dai carabinieri di Brindisi.
L’accusa
Il pubblico ministero ha confermato l’accusa mossa inizialmente, sulla base dell’informativa di reato dei militari, nei confronti di tutti e tre gli imputati: per Nacci e Bianco, considerati gli autori materiali della rapina, ha chiesto la condanna alla pena di quattro anni. Per la donna ha chiesto la condanna a tre anni.
Nacci e Bianco furono arrestati il 2 febbraio 2017 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm Daniela Iolanda Chimienti e firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis.
La rapina
Le intercettazioni
“Reato gravissimo, commesso approfittando del particolare stato di debolezza e incapacità delle persone offese”, scrisse il gip. Gravi indizi di colpevolezza, poi diventati prove sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali: Bianco e Nacci parlarono nell’immediatezza dei fatti al telefono così come in auto. E sono furono anche ascoltati nel momento in cui i carabinieri accertarono la parentela con una delle donne che aiutava l’anziano e la figlia nel fine settimana. Il sospetto che potesse esserci un complice venne a galla, subito perché non risultarono segni di effrazione sulla porta dell’abitazione.
Le perquisizioni
Secondo l’accusa i due avrebbero avuto le chiavi dell’appartamento dalla donna, sebbene tutti abbiamo escluso questo passaggio fornendo ai militari della stazione Casale un alibi. Giovanni Nacci sostenne di essere stato al Comune quella mattina, mentre l’altro riferì di essere in caserma.
A fornire i primi elementi utili alle indagini, fu lo stesso pensionato partendo dalla descrizione dei due rapinatori: “Uno era alto 1,75 e di corporatura robusta, l’altro più magro e basso”, disse. “Indossava un piumino di colore azzurro”. Il giubbotto corrispondente alla descrizione venne trovato nel corso delle perquisizioni domiciliari. L’arma non è mai stata ritrovata.