Cronaca

Riconversione dell'ospedale Melli, presentato il Pta tra critiche e perplessità

Si è svolto il 5 aprile il consiglio comunale monotematico sul Melli di San Pietro, il direttore generale dell'Asl di Brindisi Giuseppe Pasqualone ha illustrato il nuovo piano

SAN PIETRO VERNOTICO – Il numero di ospedali resta quello stabilito dal piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia e potrebbe anche essere destinato a diminuire, il Pronto soccorso del Perrino di Brindisi necessita di 22 medici ma ne ha a disposizione solo 11 e nel Brindisino i decessi per tumori, malattie cardiovascolari e malformazioni congenite infantili sono in aumento. Non ci sono abbastanza medici. Ma c’è l’impegno di potenziare l’assistenza sanitaria per garantire le cure ai cittadini e la riabilitazione post ospedaliera. Il Perrino (di secondo livello) e il Camberligo di Francavilla Fontana (di primi livello) non hanno ancora i requisiti per essere Hub e Spoke di riferimento. (Per Hub si intende il Pronto soccorso del Dipartimento di emergenza (Dea) II livello mentre per Spoke si intende il Pronto soccorso del Dea di I livello). Ma c’è tutta l’intenzione, almeno sulla carta, di rendere efficienti le strutture ospedaliere presenti sul territorio. Il Piano di riordino ospedaliero per San Pietro resta quello approvato dalla Regione Puglia e reso esecutivo con un protocollo di intesa tra Asl Regione Puglia e sindaco di San Pietro e si tratta di un progetto “unico in Puglia e in tutta Italia”.

È quanto emerso dal consiglio comunale monotematico sull’ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico tenutosi mercoledì 5 aprile nell’aula consiliare presieduto dal direttore generale dell’Asl Giuseppe Pasqualone invitato per spiegare in cosa consiste il Pta (piano territoriale di assistenza) e in che modo avverrà la trasformazione del Melli. All’incontro erano presenti oltre al sindaco di San Pietro Maurizio Renna, il consigliere regionale Giuseppe Romano, i sindaci di Torchiarolo Nicola Serinelli, di Cellino San Marco Salvatore De Luca e di San Donaci, Domenico Fina, l’onorevole del Pd Elisa Mariano, il consigliere regionale Mauro Vizzino, i consiglieri di maggioranza e opposizione agli assessori Angelo Esposito, Francesco Civino, Valentina Carella e Giuseppe Di Taranto.

Erano presenti centinaia di cittadini, alcuni provenienti anche dai paesi limitrofi, tutti interessati a conoscere le sorti dell’ospedale Melli e preoccupati sul futuro dell’assistenza ospedaliera nel territorio. Pasqualone dopo aver specificato di voler restare fuori dalle bagarre politiche e di essere lì presente solo come tecnico in grado di rispondere a tutte le domande, ha spiegato in cosa consiste il progetto di riconversione che riguarderà non solo San Pietro ma anche Mesagne e Fasano.

Va detto che le “bagarre politiche” cui ha fatto riferimento il Dg Asl sono nate dal fatto che il sindaco Maurizio Renna a fine febbraio, ha firmato “in solitudine” (come è stato detto in più occasioni) il protocollo di intesa sul piano di riordino ospedaliero senza coinvolgere preventivamente cittadini e amministratori tutti, oltre che i sindaci dei Comuni vicini, un comportamento non condiviso che ha scatenato critiche e malcontento generale. E che ha portato  alla richiesta della convocazione del consiglio comunale monotematico che si è svolto ieri proprio per fare chiarezza sulla questione Sanità. Secondo alcuni in ritardo, anche questo motivo di “scontri” politici. Senza contare il fatto che il progetto stesso di riconversione contiene punti che preoccupano alcuni, come la soppressione dei reparti di pneumologia e medicina del Melli, la diminuzione dei posti letto che da 3,7 passa a 2,7 per mille abitanti, l’attivazione su San Pietro della Rems (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza). Tutti aspetti questi che sono stati riportati in aula dai diversi interlocutori.

Tornando a Pasqualone, il dg ha esordito spiegando che lo scopo di queste riconversioni è quello di “ottimizzare l’integrazione fra ospedale e territorio”: “Le opportunità e le offerte che vengono date dalla Regione Puglia per San Pietro Vernotico (ma anche Mesagne e Fasano) rispondono a quello che è una necessità di bisogno di salute che non è più quello che siamo abituati a chiamare “ospedale”, la Sanità non è fatta più di ospedali ma per il 60 per cento di territorio e della restante parte di “ospedali” e sul territorio si sta facendo tantissimo. Abbiamo l’opportunità di utilizzare queste strutture per renderle polifunzionali e concentrare tutta una serie di servizi che oggi vengono fatti male sul territorio. Di fatto oggi negli ospedali della provincia di Brindisi ma anche della regione Puglia si lavora male. Per fortuna a Brindisi abbiamo delle opportunità in più rispetto ad altre Asl e quindi abbiamo voluto accelerare un percorso di riconversione e non di chiusura. La verità è che le attività sanitarie della Provincia di Brindisi si incrementeranno e per questo saranno dedicate risorse aggiuntive. Il progetto non è nato ieri ed è stato approvato da tutti i sindaci della Provincia di Brindisi. Verrà data una risposta più appropriata a quelli che sono i reali bisogni della popolazione tenendo conto che sia la popolazione che la classe medica stanno invecchiando (l’età media dei medici di medicina generale è di 55 anni e di un medico ospedaliero è di 53 anni) e la programmazione sanitaria non può non tenere conto anche di questi elementi”.

Entrando nella praticità della questione anche in riferimento al numero dei posti letto, il Dg ha spiegato che “Oggi nel Perrino abbiamo pazienti che non possono essere dimessi perché mancano le strutture in grado di assisterli dopo la fase acuta, e questo è un fatto gravissimo. Va detto che un paziente in rianimazione costa 2mila euro al giorno ma l’aspetto più preoccupante è che se non si riesce a togliere un paziente dalla rianimazione non si può allocarne  un altro che ha bisogno della stessa assistenza”.

“Con questa soluzione da una parte avremo una risposta al bisogno di cronicità e disabilità che sono incalzanti e legati all’aumento dell’età media della popolazione e dall’altra parte saremo in grado di ottimizzare la funzione ospedaliera nel nostro territorio. Fermo restando che rispetto a quelli che sono i requisiti di legge noi continuiamo a mantenere come Hub di riferimento il Perrino e come ospedale di primo livello Francavilla Fontana che di fatto non lo sono perché non hanno i requisiti per esserlo. Però la Regione si è impegnata affinché investa su questi ospedali adeguandoli ai requisiti di legge. Il progetto su San Pietro Vernotico è unico in Puglia ma se riusciamo a farlo come da programma sarà unico in tutta Italia e avere l’opportunità di avere un polo riabilitativo di quella portata, sarà punto di riferimento non solo per la provincia di Brindisi ma anche per Lecce”.

Perplesso il segretario generale territoriale Funzione pubblica della Cisl Aldo Gemma che ritiene che con la riconversione in Pta si rischia di non rispettare il bisogno di salute e di privatizzare servizi importanti per il cittadino: “Questo è un Pta che viene dedicato al privato invece si deve garantire il pubblico. In questo modo viene meno il servizio alla persona – ha tuonato Aldo Gemma spiegando anche che la questione non riguarda la sede di lavoro di dipendenti che non subirà modifiche così come ritiene qualcuno – qua si sta parlando di Salute e sono stati tolti alcuni servizi molto importanti per il territorio. Invito il direttore generale a rivedere le cose mancanti e garantire la tutela di tutti i cittadini, soprattutto quelli poveri”.   

Il segretario della Cgil Antonio Macchia, invece, sostiene che il piano di riordino ospedaliero è stato fatto con “parametri economici che nulla hanno a che vedere con il bisogno di salute dei cittadini” ed è carente di modelli organizzativi, oltre al fatto che è non stato redatto secondo un’indagine epidemiologica. Sostiene inoltre che nella fase applicativa potrà creare veri e propri “disastri” perché alla base manca una riorganizzazione completa del sistema sanitario su tutti i livelli anche Nazionale ed economico. “Per San Pietro l’elemento di novità è l’attivazione del polo riabilitativo con 120 posti letto ma non possiamo non tenere conto che negli anni siamo passati da dismissioni e mai da nuove attivazioni. Chiedo pertanto al direttore generale di non dismettere nulla finché non avrà fatto nuove attivazioni”.

Preoccupata per la salute dei cittadini l’onorevole del Pd Elisa Mariano: “Questa comunità voleva semplicemente discutere i termini in cui questo piano di riordino impatta nella nostra provincia e nel nostro ospedale e non c’è stato modo – ha esordito la parlamentare - io rivendico per questo territorio una maggiore attenzione da parte del legislatore regionale perché questo è un territorio a rischio, è non c’è stato il giusto confronto. Taranto e Brindisi sono i territori più vessati sul piano ambientale, territori che hanno più problemi in termini di impatto sulla salute perché hanno impianti industriali fortemente inquinanti. Prima di programmare la rete ospedaliera si sarebbe dovuto tenere conto di tutti gli studi epidemiologici fatti fino a questo momento”.

“La domanda di salute di questo territorio è più alta rispetto a quella delle altre province pugliesi”. La Mariano ha portato all’attenzione dei presenti alcuni dati emersi dall’ultimo rapporto epidemiologico del professore Francesco Forastiere, dirigente medico, dipartimento di Epidemiologia del Ssr lazio  intitolato “La cattiva salute di “Taranto, Brindisi e Manfredonia”, che mostra come nei territori presi in esame c’è stato un aumento dell’8 per cento della mortalità annua di tutti i tipi di tumore e delle malattie cardiocircolatorie e respiratorie, oltre alle malformazioni congenite infantili di tipo cardiaco.

“In che modo il piano risponde a questi episodi? Quali sono i punti di valore di questo piano che risponde a questi dati? Nella programmazione di questo piano io vedo lacune importanti anche per quanto riguarda il numero di posti letto che a Brindisi è inferiore rispetto alle altre province”.

Pasqualone ha lasciato intendere che il piano di riordino ospedaliero approvato non cambierà garantendo massimo impegno affinché si assicurino le cure sanitarie a tutti i cittadini, per quanto riguarda l’ipotesi di privatizzazione di alcuni servizi ha spiegato che questo è un aspetto di competenza della Regione Puglia. Il consigliere regionale Pino Romano nonché presidente della Commissione Sanità della Regione Puglia a conclusione del suo discorso, invece, ha dimostrato l’intenzione di valutare la possibilità di aggiungere “proposte riempitive”.  


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