Una rete di solidarietà malavitosa attorno alla coppia con la bambina rapita
Un rapimento organizzato nei minimi dettagli, approfittando di un permesso di colloquio rilasciato dal giudice dei minori, e contando su una vasta rete di appoggi in ambienti malavitosi nel Salento e in Germania per sfuggire assieme alla figlioletta sottratta al luogo dove era stata affidata dal magistrato, ed al convivente, alla ricerche della polizia
OSTUNI – Un rapimento organizzato nei minimi dettagli, approfittando di un permesso di colloquio rilasciato dal giudice dei minori, e contando su una vasta rete di appoggi in ambienti malavitosi nel Salento e in Germania per sfuggire assieme alla figlioletta sottratta al luogo dove era stata affidata dal magistrato, ed al convivente, alla ricerche della polizia. Ma anche esponendo se stessa e la piccola, di appena due anni e mezzo, ad un grave rischio, lanciando prima la bambina e poi seguendola nel salto, da un’altezza di sei metri. Eloquente il video registrato dal sistema di sorveglianza, eloquente il racconto degli investigatori.
Tutto comincia il 20 ottobre, quando una 23enne di Casarano, già nota alle forze di polizia, si reca ad Ostuni presso la sede della Nostra Famiglia, dove il presidente del Tribunale per i minori di Lecce aveva disposto che fosse affidata la figlioletta della donna, dopo aver stabilito che la madre, a causa anche della propria condizione di tossicodipendenza, non potesse adeguatamente accudirla. La giovane aveva già progettato l’azione di sottrazione della bambina alla custodia dell’associazione, e in questo si sarebbe avvalsa dell’appoggio del suo convivente, un uomo di 61 anni, zio del padre della piccola.
Le indagini sono immediate: i poliziotti di Taurisano, diretti dal vicequestore Salvatore Federico, individuano in sequenza una serie di appartamenti dove la coppia con la bambina si può essere rifugiata, ma trovano solo la madre, che tergiversa cercando di fare guadagnare tempo al suo uomo che custodisce la piccola. La polizia si sposta a Ugento, città dove risiede il 61enne, ma anche a Melissano e San Giovanni. Alla fine trova un appartamento ancora “caldo”: ma l’uomo era riuscito a portare via la bambina una ventina di minuti prima.
A quel punto è entrata in azione la Direzione centrale della polizia criminale, che ha organizzato con la polizia tedesca le ricerche in Germania. Ovviamente non si è partiti da zero: nel Salento gli investigatori avevano già individuato la rete di appoggio al 61enne convivente della madre della bambina, avevano quindi tracciato un cerchio rosso sulla cartina attorno alla città di Wiesbaden. Nei giorni delle indagini, è apparso evidente come dal Salento partissero disposizioni per soggetti risiedenti in Germania, per fornire appoggio ai fuggiaschi.
La storia non si chiuderà qui, hanno detto oggi in conferenza stampa i vicequestori Angiuli e Federico, che attendono alcune relazioni dai colleghi tedeschi per giungere a nuove tappe di questa indagine.