Il nuovo pentito: “Così la Scu aveva riorganizzato il narcotraffico"
Depositato il primo verbale di Antonio Campana: “Martena trasmetteva ordini all’esterno con bigliettini consegnati a un parente durante i colloqui. Con lui e con Raffaele Renna creai un nuovo gruppo”. Il suo ex compagno di cella al 41 bis nel carcere di Opera
BRINDISI – Un fiume in piena Antonio Campana, in veste di dichiarante, in attesa di acquisire lo status di pentito, ex uomo della Sacra Corona Unita: “Raffaele Martena regalò un orologio Rolex a mio fratello Francesco. Era in buoni rapporto con il mio gruppo e aveva una serie di affiliati attivi nel campo degli stupefacenti. Con lui e con Raffaele Renna creai un nuovo gruppo per la gestione del traffico di droga nel Brindisino e mio fratello Francesco lo sapeva”.
Il 41 bis per Martena
Il primo verbale di Antonio Campana
Il suo primo verbale è pieno di omissis. Sicuramente ce ne saranno altri. Perché ad Antonio Campana è riconducibile un patrimonio di conoscenze dirette e de relato, per essere stato affiliato per almeno 18 anni alla Sacra Corona Unita alla frangia storica, cosiddetta tuturanese, guidata dal fratello Francesco, anche lui ergastolano. Quel rapporto di parentela, infatti, sarebbe stato una corsia preferenziale nell’acquisizione di notizie sul sodalizio, dai nomi degli affiliati e agli ambiti di competenza. Campana continuerà a essere ascoltato per i prossimi 180 giorni.
Le sue dichiarazioni dovranno essere riscontrate e per questo sono già al lavoro gli agenti della Squadra Mobile di Brindisi, gli stessi che hanno arrestato tutti e tre i fratelli Campana, Antonio per l’omicidio di Massimo Delle Grottaglie; Sandro pentito a tutti gli effetti dal mese di luglio 2015 con patente di credibilità riconosciuta dai Tribunali di Brindisi e Lecce, e Francesco, condannato all’ergastolo anche per effetto delle dichiarazioni rese da Sandro in relazione all’omicidio di Antonio D’Amico. Quest’ultimo era il fratello di Massimo, ex Uomo tigre della Scu, passato dalla parte dello Stato: venne ucciso sulla diga di Brindisi la sera del 9 settembre 2001, periodo durante il quale Francesco Campana era latitante (pende il ricorso in Cassazione).
I rapporti tra i fratelli
“A Terni incontrai Martena che proveniva dal carcere di Viterbo e che fino a quel momento conoscevo solo di nome. Legai subito con Martena che all’inizio stava in un’altra sezione, assieme a un suo paesano”. Nel verbale è leggibile il nome dell’altro detenuto. “Martena insisteva per venire nella mia sezione e io gli feci fare la domanda a seguito della quale fu spostato nella mia e dopo pochi giorni ci misero nella stessa cella”. Il riferimento è alla cella nella quale gli agenti della penitenziaria trovarono un telefonino cellulare di piccole dimensioni che i due usarono per comunicare con alcuni familiari e affiliati. Tra questi i fratelli Andrea e Vincenzo Polito diventati un problema e per questo da “eliminare” per Martena, stando a quanto ha riferito Campana.
“Martena mi disse di essere affiliato a Enzo De Giorgi di Tuturano con il grado di quinta, di conseguenza era in buoni rapporti con il mio gruppo anche perché aveva avuto rapporti con mio fratello Francesco al quale aveva regalato un Rolex”.
I pizzini e il 41 bis
Il detenuto da dicembre 2018 può avere colloqui limitati e controllati con i familiari per quantità, sino massimo uno al mese della durata di un'ora, e per qualità poiché il contatto fisico è impedito da un vetro divisorio. Non può avere contatti con gli altri detenuti, neppure durante le due ore d’aria che gli sono concesse al giorno. C’è il visto di controllo della posta in uscita e in entrata, c’è una limitazione delle somme, dei beni e degli oggetti che possono essere tenuti nelle camere di pernottamento (penne, quaderni, bottiglie, ecc.) e anche negli oggetti che possono essere ricevuti dall'esterno. (Nella foto al lato uno dei pizzini scritti da Martena e sequestrati)
Il traffico di droga e il nuovo gruppo
“So che chi si occupava per conto di Martena del traffico di droga e che poi provvedeva a distribuire i proventi tra gli affiliati detenuti e quelli in libertà era tale Barabba di Torchiarolo”, si legge nel verbale di Campana.
Il paragrafo successivo non è leggibile: è stato coperto da omissis a conferma del fatto che di nomi Antonio Campana ha iniziato a farne parecchi.