Se questa è una scuola. Pazienza degli studenti esaurita al Fermi-Monticelli
Se questa è una scuola. L'edificio che ospita il Liceo scientifico Fermi-Monticelli a Santa Chiara, 1.100 studenti (mentre sono 300 quelli della sede di via Brandi) è un condensato dei problemi che assediano il settore della pubblica istruzione in Italia
BRINDISI – Se questa è una scuola. L’edificio che ospita il Liceo scientifico Fermi-Monticelli a Santa Chiara, 1.100 studenti (mentre sono 300 quelli della sede di via Brandi) è un condensato dei problemi che schiacciano il settore della pubblica istruzione in Italia. In tanto un edificio nato per altre destinazioni, e che costa una barca di soldi alla Provincia, che li versa alla cassa di assistenza dei ragionieri, proprietaria dell’immobile. Quindi aule troppo piccole, una palestra che non è una palestra, manutenzioni rare e scadenti, scarso utilizzo dei laboratori, servizi igienici più da uffici che da istituto scolastico. E qui dentro lavorano tutti i giorni docenti e ragazzi che si distinguono per risultati e progetti nazionali ai quali partecipano. Ma poi il filo si spezza.
Oggi tutti in piazza Santa Teresa, perciò, a gridare basta. Lo hanno fatto altre volte. Ci riprovano perché da almeno tre anni il movimento nelle istituti superiori e nelle università tiene e non si disperde. Il Fermi-Monticelli di Santa Chiara (ex Fermi e basta) è in agitazione da una settimana, gli studenti della sede di via Brandi (nata come scuola) hanno annunciato l’avvio di un presidio da ieri giovedì 4 dicembre.
Da quella visita erano poi emerse posizioni nettamente distinte sulla responsabilità della situazione: da una lato la dirigente scolastica, dall’altro il presidente della Provincia. Due versioni diverse. I rappresentanti di istituto però non hanno difficoltà a dichiarare che loro accreditano la posizione della dirigente della scuola, e oggi sono in piazza Santa Teresa per incontrare Bruno. La mediazione per favorire il contatto l’ha svolta la polizia, che vigila sulla manifestazione con personale della Digos. Racconteremo in un altro articolo l’esito.
Ma a Santa Chiara la cose non sono facilmente risolvibili, perché parliamo non solo di problemi strutturali, ma anche di organizzazione scolastica. Sono in media trenta per ogni aula (stanza). I laboratori ci sono ma ci si va molto raramente. La palestra è nel seminterrato (garage) del palazzo di viale Porta Pia, con tanto di pilastri di sostegno al centro. Gli infissi sono in parte andati in malora, le pulizie degli spazi comuni sono precarie. E tutto questo costa comunque fior di quattrini alla Provincia. E mettiamoci anche la decisione, contestata, di unificare i due licei scientifici della città, il Fermi e il Monticelli, uno come già detto a Santa Chiara l’altro la Casale-Paradiso, con gli insegnanti che adesso devono fare la spola tra le due sedi con i problemi immaginabili di orario di inizio delle ore di lezione, oltre che di disagio per i docenti.
Vogliamo parlare delle gare per l’edilizia scolastica, se i risultati sono quelli che tutti possono toccare con mano? Oppure la politica si limita a sprecare le proprie energie nelle campagne elettorali, e poi una volta occupate le poltrone i riflettori sui problemi si spengono di colpo? Chi può dare torto oggi agli studenti che chiedono di poter studiare allo stesso livello dei loro coetanei dei paesi europei?