Scu, estorsioni e discoteche: gli indagati al Riesame
Tobia Parisi e la moglie chiedono la libertà: “Non siamo mafiosi”. Ricorso anche per gli altri arrestati nel blitz The Beginners il 23 febbraio. Tra le attività contestate la gestione dei parcheggi dei locali Mashad, Aranceto e Poison
BRINDISI – Tempo di ricorso al Tribunale del Riesame dopo gli arresti nell’ambito dell’inchiesta The beginners sull’esistenza di un gruppo di stampo mafioso tra Brindisi e Mesagne sino ad oggi, con innesti di volti nuovi, gli esordienti.
Nei prossimi giorni saranno discussi i ricorsi presentati dai difensori degli indagati, 27 su 34 dei quali, agli arresti dal 23 febbraio scorso, a cominciare da Tobia Parisi e dalla moglie Veronica Girardo, assistiti dall’avvocato Giancarlo Camassa.
Parisi era già ristretto in carcere, arrestato dopo un periodo di latitanza nel blitz chiamato Calypso di settembre 2010, lo stesso che portò in cella Penna, determinando dieci giorni dopo la decisione di svelare tutti i segreti della Scu. L’indagato venerdì sera ha incassato l’assoluzione dell’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni dell’imprenditore Devicinenti che, a sua volta, è finito sotto processo con l’accusa di usura dopo la denuncia sporta dall’ex consigliere regionale Danilo Crastolla. La sentenza, come si ricorderà, è stata pronunciata dalla Corte d’appello di Lecce in riforma di quella del Tribunale che lo aveva condannato a sette anni mezzo.
Entrambi, in sede di interrogatorio di garanzia hanno respinto l’accusa prendendo anche le distanze dalla Sacra Corona Unita: “Io non ho niente a che fare con la mafia, mi occupo solo dei parcheggi che gestisco con mia moglie”, ha detto Tobia Parisi al gip che lo ha sentito per rogatoria, alla presenza dei suoi difensori, Giancarlo Camassa e Luca Mangia. La competenza, infatti, è del gip del Tribunale di Lecce Antonia Martalò, davanti alla quale si è presentato anche Antonio Tarantino, cugino di Parisi.
La donna, in particolare, ha sostenuto di aver gestito i parcheggi dei locali perché quest’attività per la famiglia costituiva l’unica fonte di reddito. E per questo motivo parla di guadagni con il marito in occasione dei colloqui in carcere: 500 euro solo la sera di Ferragosto, 800 al mese dall’area parcheggi del Mashad, somme riferite alla stagione estiva del 2013.
L’unica ad aver lasciato il carcere per i domiciliari è stata Tamara Niccoli, compagna di Ciampi, assistita dall’avvocato Cinzia Cavallo, su istanza depositata al gip del Tribunale di Lecce che ha accolto la richiesta di attenuazione della misura cautelare perché la ragazza è mamma di una bambina di due anni appena. La giovane ha respinto l’accusa, spiegando il contenuto delle conversazioni telefoniche intercettate e sostenendo di essersi limitata a parlare unicamente con amici di famiglia, la sua, e persone che ha conosciuto in un secondo momento, da quando cioè ha iniziato a frequentare Ciampi. In ogni caso l’oggetto delle telefonate sarebbero state attività lecite.