Scu, omicidio, droga e armi: chiesto il processo per 63 brindisini
In 22 accusati di associazione mafiosa: Carlo Solazzo indicato come killer di Antonio Presta, il complice resta senza nome. Parti civili: Ministero dell’interno e i Comuni di San Pietro, Sandonaci e Torchiarolo, ma non Cellino San Marco. E il maresciallo dei carabinieri Lazzari
BRINDISI – Chiusa l’inchiesta Omega bis sull’omicidio di Antonio Presta, avvenuto a San Donaci cinque anni, nella logica di una vendetta di stampo mafioso a marchio Scu, la Dda di Lecce ha chiesto il processo per 63 brindisini, a cominciare da Carlo Solazzo ritenuto il killer (nella foto in basso). In 50, 22 dei quali accusati di associazione mafiosa, furono arrestati per la seconda volta il 20 settembre scorso, in 13 rimasero indagati a piede libero.
L’udienza preliminare
Gli imputati
Gli imputati sono: Salvatore Arseni, 43 anni, di San Pietro Vernotico; Claudio Bagordo, 44 anni, di San Pietro Vernotico; Vito Braccio, 35 anni, di Mesagne; Cristian Cagnazzo, 39 anni, di Copertino (Lecce); Gianni Caputo, 24 anni, di San Pietro Vernotico; Giuseppe Chiriatti, 28 anni, di Mesagne; Oronzo Chiriatti, 30 anni, di San Pietro Vernotico; Floriano Chirivì, 36 anni, di Mesagne, Benito Clemente, 38 anni, di San Pietro Vernotico; Vito Conversano, 46 anni, di San Donaci; Antonio Corbascio, 44 anni, di San Donaci; Onofrio Corbascio, 49 anni, di San Donaci; Giuseppe Cortese, 28 anni, di San Pietro Vernotico; Cucci Gabriele, 27 anni, di San Pietro Vernotico, allo stato ancora irreperibile; Daniele D’Amato detto “Cacanachi”, 39 anni, di San Donaci; Giuseppe D’Errico, 35 anni, di Mesagne; Sergio Dell’Anna, 40 anni, di San Pietro Vernotico.
Richiesta di processo anche per: Antonio Francesco De Luca, detto "ticitone", 26 anni, di San Pietro Vernotico; Saverio Elia, 39 anni, di San Pietro Vernotico; Marco Ferulli, 44 anni, originario di Catania ma residente a San Pietro; Francesco Francavilla, 37 anni, di San Pietro Vernotico; Cosimo Fullone, 40 anni, di Mesagne; Cristian Gennari, 30 anni, di Mesagne; Francesco Giannotti, 30 anni, di Mesagne; Giuseppe Giordano, 46 anni, di San Pietro Vernotico. E ancora per: Davide Goffredo, 36 anni, di San Pietro Vernotico; Luca Goffredo, 38 anni, di San Pietro Vernotico; Paolo Golia, 34 anni, di San Pietro Vernotico; Hajdari Gennaro, 34 anni, di Palermo; Stefano Immorlano, 36 anni, di Campi Salentina; Gabriele Ingusci, 37 anni, di Nardò; Fausto Lamberti, 38 anni, di Campi Salentina; Gabriele Leuzzi, 38 anni, di Campi Salentina; Antonio Brando Lutrino, 39 anni, di Ostuni; Vincenzo Maiorano, 42 anni, di San Pietro Vernotico; Gionatan Manchisi, 36 anni, residente in Germania; Cosimo Mazzotta, 54 anni, di Cellino San Marco; Matteo Moriero, 24 anni, di San Pietro Vernotico.
L’omicidio Presta e il movente
Le indagini dei carabinieri partirono all’indomani dell’omicidio di Antonio Presta, avvenuto a San Donaci il 5 settembre 2012, figlio di Gianfranco Presta, già collaboratore di giustizia, esponente, negli anni ’90, di spicco della “Sacra Corona Unita”. Quell’esecuzione, per la Dda, è da ricondurre alla gestione della droga fra San Donaci e Cellino San Marco.
Nella ricostruzione dell’Antimafia, Antonio Presta, unitamente alla sorella Daniela, e con l’avallo dell’allora convivente di quest’ultima, Pietro Solazzo, in quel periodo detenuto, stavano assumendo il controllo del traffico di sostanze stupefacenti a Cellino San Marco tentando di scalzare Carlo Solazzo, fratello di Pietro, all’epoca a capo di una compagine criminale dedita allo spaccio di stupefacenti in quel comune.
Il 15 agosto 2012, sempre secondo l’accusa, Antonio Presta, unitamente alla sorella Daniela, incendiarono un’abitazione di Carlo Solazzo, approfittando di un periodo di assenza. Per vendicare il rogo Carlo Solazzo, il 5 settembre successivo, avrebbe ucciso Antonio Presta assieme a un complice che resta allo stato senza nome.
Due gruppi mafiosi
L’attentato alla villa del maresciallo dei carabinieri
Tra gli episodi contestati c’è anche l’attentato con ordigno esplosivo che il 19 dicembre 2012 danneggiò la villa del comandante della stazione dei carabinieri di San Donaci, Francesco Lazzari. Venne usato del tritolo.
Parti offese
Sono stati riconosciuti come parti offese e in quanto tale potranno costituirsi ai fini della richiesta di risarcimento danni, oltre al maresciallo Lazzari, il Ministero dell’Interno, i Comuni di San Pietro Vernotico, Sandonaci, Torchiarolo. Non c’è invece quello di Cellino San Marco.