Smog all'attacco: qui stiamo meglio. I dati su polveri sottili e benzo(a)pirene
Fa eccezione solo Torchiarolo, dove è cominciata da poco l'attuazione del Piano regionale di risanamento della qualità dell'aria. I dati 2015 delle PM10 e queli del 2014 di polveri sottili e inquinanti cancerogeni a Brindisi e nella cittadina al confine col Leccese
L’aggressione dello smog alle grandi aree urbane italiane, a causa delle straordinarie condizioni meteo di queste settimane, che non hanno donato il “lavaggio” dell’aria effettuato dalle piogge nei mesi in cui il ricorso ai riscaldamenti domestici aggrava le emissioni di polveri sottili, scatenando invece alluvioni fuori stagione causando allagamenti e dissesti, non trova riscontri in provincia di Brindisi se non a Torchiarolo. Lo dicono i dati delle centraline di Arpa Puglia disseminate sul territorio regionale. Solo a Torchiarolo è stato sfondato nuovamente il tetto dei 35 superamenti annui delle polveri sottili PM10.
Recentemente anche Enel, che sostiene – contro le tesi degli ambientalisti ma in linea con le risultanze delle campagne Arpa – l’estraneità della centrale di Cerano al fenomeno, ha offerto di finanziare l’applicazione dei filtri ai camini delle abitazioni civili. La combustione delle biomasse è infatti l’indagata numero uno per il caso Torchiarolo, che in passato ha raggiunto livelli di superamenti dei limiti paragonabili a quelli di Milano. Solo la piena applicazione del piano consentirà di stabilire la verità.
A livello indicativo, va detto che nel 2015 Arpa Puglia ha condotto nove campagne e controlli straordinari a Taranto, mentre solo altre tre – di routine – hanno riguardato Mesagne, Monopoli e Guagnano. I dati sui superamenti del limite delle PM 10 (limite fissato in 50 microgrammi per metro cubo di aria), dicono 55 a Torchiarolo, 20 a Mesagne, 19 a Ceglie Messapica, 17 a San Pietro Vernotico e San Pancrazio, 15 a Brindisi Perrino, ben al di sotto in altri siti di Brindisi. Per le più insidiose PM2.5, la media va calcolata sull’anno, ed è comunque di 25 microgrammi per metro cubo di aria. A Torchiarolo il 23 dicembre era di 41 microgrammi.
Nel 2014 e nel 2015 la maggior parte degli sforzi di Arpa Puglia si è concentrata infatti su Taranto, per la nota emergenza ambientale che ha richiesto un monitoraggio molto accurato degli effetti dell’applicazione del Piano regionale di risanamento della qualità dell’aria, sia in città che all’interno dell’Ilva, anche per verificare l’applicazione delle direttive da parte dell’azienda. Al momento la situazione di Brindisi non è considerata allarmante e anche i dati sanitari, molto contestati dalle associazioni locali che si battono per salute e ambiente, non parlano di emergenze in atto a Brindisi.
Anche a Brindisi, classificata area Sin prima di Taranto, solo un accuratissimo monitoraggio e un aggiornamento dei dati sull’inquinamento della falda nell’area industriale potrà dire se la percentuale di neoplasie nella popolazione, e la particolare aggressività delle stesse rilevate negli istituti ospedalieri di ricovero e cura, siano legate alle alterazioni ambientali causate dalla gestione delle produzioni chimiche ed energetiche di anni passati, e quale sia effettivamente quella attuale. E’ una questione decisiva per il futuro della città e per i modelli di sviluppo da perseguire.