Sparatoria dopo la lite in Tribunale, padre e figlio rischiano il processo
Avviso di conclusione delle indagini per Antonio e Giovanni Mastrolia, arrestati con l'accusa di tentato omicidio, il 20 gennaio scorso, quando Giovanni Del Monte rimase ferito alle gambe da colpi di pistola. Entrambi rimessi in libertà dal Riesame
BRINDISI – Chiuse le indagini sulla sparatoria avvenuta a Brindisi, in via Carducci, rione Paradiso, il 12 gennaio scorso, a distanza di qualche ora da un’aggressione verbale in Tribunale: Antonio Mastrolia, 56 anni, alias Fischellovo, dipendente della Multiservizi, e suo figlio Giovanni, 31, sono accusati di tentato omicidio ai danni di Giovanni Del Monte, nipote di Mastrolia senior, ferito alle gambe.
Sia Antonio (foto accanto) che Giovanni Mastrolia (foto in basso) continuano a respingere le accuse dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Brindisi Maurizio Saso, che firmò l’ordinanza di arresto in carcere per entrambi, con l’accusa di tentato omicidio e di porto e detenzione abusiva di arma, ritenendo sussistenti “gravi indizi di colpevolezza” a carico di tutti e due in relazione ai colpi di pistola esplosi all’indirizzo di Giovanni Del Monte, 36, anni, residente poco distante dal punto in cui avvenne la sparatoria.
A impugnare l’arma, secondo l’accusa, sarebbe stato Giovanni Mastrolia, dopo essersi appostato sotto casa di Del Monte, accompagnato dal padre: il colpo lo raggiunse alla coscia sinistra, lui ha cercò riparo sotto i portici della vicina via Egnazia, mentre sarebbe partito un altro colpo che, stando alla ricostruzione degli investigatori, si sarebbe inceppato.
Quella mattina c’era stata l’udienza preliminare in cui un congiunto di Giovanni Del Monte era imputato con l’accusa di molestie sessuali nei confronti di una parente di Antonio Mastrolia e di suo figlio. Mentre era in corso l’esame, all’esterno dell’aula si incontrarono alcuni componenti dei due nuclei che iniziarono a parlare a voce alta. La litigata degenerò al punto che una persona afferrò per capelli una donna della famiglia considerata rivale. Fu necessario l’intervento dei carabinieri e dei vigilantes in servizio a Palazzo di giustizia per identificare i presenti e allontanarli.
In serata, in ospedale, commentando l’accaduto alcuni parenti di Del Monte fecero riferimento a “zio Antonio” e a “Fischellovo”, soprannome di Antonio Mastrolia. Quanto all’arma, non è mai stata trovata. Gli agenti della Scientifica, quella stessa sera, trovarono una cartuccia inesplosa con diametro di fondello 8 millimetri, 25 auto, e un bossolo, all’interno di un tombino della fognatura. Del tutto compatibili con le caratteristiche del proiettile estratto dalla coscia di Giovanni Del Monte.