“Un’indole ed una personalità inclini alla commissione di efferati reati"
L'ordinanza di custodia cautelare che descrive le indagini che hanno portato all'arresto di Paolo Guadadiello di Torchiarolo e Marco Maggio di Trepuzzi per detenzione di armi, evidenzia per i due soggetti "un'indole ed una personalità proclive alla commissione di efferati reati"
TORCHIAROLO – In carcere perché ritenuti altamente pericolosi, inclini a delinquere. L’ordinanza di custodia cautelare che descrive le indagini che hanno portato all’arresto di Paolo Guadadiello 29 anni (fotoa destra) di Torchiarolo e Marco Maggio 23 anni (foto a sinistra) di Trepuzzi per detenzione di armi, evidenzia per i due soggetti “un’indole ed una personalità proclive alla commissione di efferati e gravi delitti ai danni del patrimonio e delle persone”. E ancora “reati portati a compimento con l'uso di armi anche da guerra. Ed invero le modalità del fatto denotano una spiccata capacità a delinquere evidenziata dal particolare modus operandi e segnatamente dall'uso di armi da guerra, anche di fabbricazione estera, usate per la commissione di gravissimi illeciti come rapine e spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio del Nord Salento”. “Significativo della pericolosità dei soggetti a carico del quale si indaga è anche la programmazione e preparazione di rapine”.
Tutto è partito dal sequestro di un ingente quantitativo di armi e munizioni in un appartamento di Torchiarolo. A casa del 56enne
“Nel corso delle indagini emergeva che, nei mesi immediatamente successivi, veniva fatta recapitare soltanto la somma di 400
La certezza che la persona contattata dai Del Vecchio fosse la sorella di Guadadiello di curare i rapporti con i Del vecchio, si è avuta il 21 novembre quando Guadadiello fu sottoposto a perquisizione personale e domiciliare, da parte dei carabinieri, a seguito dell'esplosione di una bomba carta avvenuta giorni prima, in cui fu coinvolta anche l'auto di un carabiniere di Torchiarolo.
“I militari dell'Arma lo avevano trovato all'interno di in un bar, in possesso di svariate banconote (in totale la somma di 20.280 euro) e di un tirapugni. Dopo che Guadadiello ebbe ad uscire dagli uffici della stazione dei carabinieri in cui si era recato per ottenere in restituzione il materiale sequestratogli nella circostanza, veniva contattato dalla sorella che lo informava delle sempre più pressanti richieste fattele dai Del Vecchio. Al Guadadiello erano stati restituiti solo il tirapugni e non anche l'ingente somma di denaro, rimasta sotto sequestro da parte della Direzione distrettuale antimafia di Lecce”. L’uomo ordina poi alla sorella di riferire alla famiglia Del Vecchio “di voler essere lasciato in pace e che, anche alla luce dell'ingente sequestro subito, non avrebbe più corrisposto alcunché. La sorella risponde che sarebbe immediatamente andata a riferire il contenuto della conversazione andando a trovare la famiglia Del Vecchio”.
Di Marco Maggio, invece, considerato il braccio destro di Guadadiello, sono state trovate le sue impronte sugli involucri delle armi. “L'accertamento mette in evidenza un utile confronto dattiloscopico di ventiquattro rilievi. Ben diciassette impronte sono site sul cellophane che avvolgeva il fucile automatico d'assalto sequestrato, modello Kalashnikov, tre impronte sono state rilevate sull'involucro avvolgente il caricatore dello stesso fucile d'assalto automatico, tre ulteriori impronte si rilevavano sulla pellicola trasparente di avvolgimento della pistola semiautomatica marca Beretta, modello 92/SB e una impronta veniva rilevata sull'involucro contenente la pistola semiautomatica modello Zavodi Crvena Zastana. La comparazione delle impronte rilevate e quelle dei soggetti indagati, effettuato da parte del personale dei carabinieri, hanno confermato la riconducibilità delle stesse a quelle di Maggio Marco, soggetto che è personaggio molto vicino al Guadadiello Paolo: a partire dal maggio 2015 sino al dicembre dello stesso anno i due sono stati controllati insieme in moltissime circostanze”.