Arriva la riforma dei porti: l'approssimazione rivendicativa non serve a Brindisi
Per il 13 giugno il ministro Maurizio Lupi ha annunciato la presentazione della proposta di riforma delle autorità portuali. Si vedrà quali saranno le reali intenzioni di questo governo in materia portuale. Brindisi fino adesso ha partecipato con la solita approssimazione rivendicativa
Per il 13 giugno il ministro Maurizio Lupi ha annunciato la presentazione della proposta di riforma delle autorità portuali. Si vedrà quali saranno le reali intenzioni di questo governo in materia portuale. Brindisi fino adesso ha partecipato con la solita approssimazione rivendicativa, e con un cocciuto provincialismo ad un dibattito che avrebbe bisogno di ben altri apporti anche per evitare che alla eliminazione dell’autorità portuale si aggiunga l'affossamento o la definitiva marginalizzazione del porto.
Bisogna prendere atto che si è aperta una nuova stagione politica all'insegna delle riforme istituzionali promosse dall'iniziativa di Matteo Renzi, e i tempi paiono maturi anche per una riforma profonda della portualità italiana. Ai porti italiani serve una riforma coraggiosa ma praticabile ed efficace. Per questo è necessario realizzare un cambiamento radicale che tuttavia non scada nella velleità.
Il cambiamento è necessario perché le autorità portuali sono da un lato travolte dalla crisi di credibilità che ha investito tutte le istituzioni pubbliche del nostro Paese e dall'altro sono oggetto da parte dello stesso governo di una sorta di manovra a tenaglia, con un presumibile intento di svuotarle. La paralisi si sta realizzando attraverso il commissariamento di molti vertici e la inconsistenza gestionale di altri (Brindisi tra i primi).
Ma di questo a Brindisi non si discute preferendo rimanere ancorati in una discussione localistica e condizionata da categorie e dogmi del passato. E non basta per questo criticare solo le gestioni dell'autorità portuale che hanno mortificato e/o annullato le potenzialità del porto di Brindisi facendo perdere risorse e opportunità. La riforma della portualità è urgente a Brindisi come in Italia. Ed è l'occasione per ripensare un proprio ruolo e per creare le condizioni di una iniziativa forte, unitaria e consapevole sul futuro del porto.
Tale azione deve tenere conto delle evoluzioni reali dei traffici, della crisi determinata dall'eccesso di stiva, della potenziale sovraccapacità dei terminal, delle specifiche esigenze dei porti di transhipment, degli effetti del gigantismo navale che ridurranno il numero dei porti scalati specie nel Mediterraneo, delle indifferibili azioni di manutenzione delle banchine, dei piazzali e dei fondali. Una simile azione di pianificazione, ovviamente, non potrà impedire investimenti privati che, qualora difformi dalle scelte prioritarie pianificate ed ottenute le necessarie autorizzazioni, dovranno essere sviluppati con piena assunzione del rischio d'impresa, privi cioè di garanzie pubbliche.
Creare autorità territorialmente più ampie riducendo, conseguentemente, il numero delle attuali non può essere né un tabù e né argomento di scelte campanilistiche e di bandiere cittadine. Tale misura è necessaria non solo per ridurre i costi attuali delle autorità portuali (meno presidenti e segretari generali) ma anche per ampliare la massa critica dei volumi di traffico movimentati per fornire una base seria ad un'autonomia finanziaria capace anche di produrre investimenti e per aumentare le capacità di pianificazione, programmazione e regolazione.
In particolare quest'ultimo risultato si conseguirebbe, grazie all'integrazione dei piani regolatori dei porti interessati. L'ampliamento delle dimensioni territoriali delle Autorità, fornirebbe ad esse migliori strumenti di regolazione della concorrenza in un mercato sempre più vicino ad un assetto oligopolistico, ove si confrontano soggetti multinazionali e nel quale sempre più si sovrappongono le figure degli armatori con quelle dei terminalisti.
Per rendere credibile un simile processo occorre tenere conto di una necessaria articolazione locale. Per ogni porto, compreso nella circoscrizione, dovrebbe essere costituito un comitato consultivo territoriale con compiti di istruttoria degli atti relativi alla realtà territoriale interessata. Questo tema viene generalmente sottovalutato ma è invece strategico per evitare il fallimento della riforma. Infine i Comuni debbono trovare il loro giusto ruolo sia nella gestione degli strumenti di pianificazione che nella gestione della "governance" dell'autorità.
Inoltre l'autonomia amministrativa è indispensabile perché le autorità sono enti proattivi ai fini dello sviluppo e del mercato. Deve essere confermata come previsto dalla legge 84/94 la doppia natura di soggetti regolatori e di promotori dello sviluppo. Ovviamente, in un quadro di una riforma e di regole chiare debbono essere mantenuti i poteri di vigilanza del Ministero quali l'approvazione dei bilanci ( obbligatoriamente in avanzo) e la determinazione della pianta organica.
Per assumere un ruolo di governo del distretto logistico connesso alla circoscrizione portuale le autorità devono ampliare le proprie competenze istituzionali previste attualmente all'art.6 della legge 84/94 adottando strumenti di pianificazione relativamente alle infrastrutture di collegamento con le reti stradali e ferroviarie asservite alle esigenze del traffico portuale, ampliando, d'intesa con la Regione, la propria circoscrizione ad aree retro portuali di eventuale proprietà di altri soggetti pubblici.