Un resort ultra-chic con capitali indonesiani: via libera al progetto
Pazzi, innamorati pazzi di Ostuni e della sua costa accompagnata dagli ulivi. Gli indonesiani del colosso "Ghm", leader nelle strutture ricettive di lusso, hanno scommesso dieci milioni e passa di euro per trasformare la masseria "Le Taverne" in villaggio albergo cinque stelle, con suite ricavate nelle tradizionali lamie, piscina con annesso centro benessere e orto botanico. Tutto ultra chic
OSTUNI – Pazzi, innamorati pazzi di Ostuni e della sua costa accompagnata dagli ulivi. Gli indonesiani del colosso “Ghm”, leader nelle strutture ricettive di lusso, hanno scommesso dieci milioni e passa di euro per trasformare la masseria “Le Taverne” in villaggio albergo cinque stelle, con suite ricavate nelle tradizionali lamie, piscina con annesso centro benessere e orto botanico. Tutto ultra chic, come i resort tenuti a battesimo a Bali, in Oman, Vietnam e Svizzera. Con la promessa di cento di posti di lavoro, nei prossimi tre anni, per gli “indigeni”.
Modificato, appunto, per ospitare l’investimento, dopo una serie di conferenze di servizi, sino all’ultima dello scorso mese di ottobre, quando tutte le prescrizioni sono state risolte e gli investitori hanno incassato il via libera della Soprintendenza, del Comune, della Regione Puglia, della Provincia, dell’Arpa.
L’ok più importante è arrivato dal Consiglio comunale lo scorso venerdì con “sì” trasversali perché alla maggioranza di centrodestra, compatta attorno all’assessore Paolo Pinna, chiamato dal sindaco Gianfranco Coppola, all’Urbanistica, si è aggiunto l’appoggio del Pd. Hanno, infatti, alzato la mano per esprimere parere favorevole i cinque esponenti del Partito democratico. Astenuto il resto della minoranza. Come a dire che l’idea degli indonesiani piace, a prescindere dalla colorazione politica.
Il retroscena. Chiusa la parentesi con gli ambientalisti, resta la soddisfazione per il risultato. “Ostuni si candida ad essere il secondo punto in Europa di catene d’hotel di lusso”, rimarca l’assessore Pinna. Vuoi mettere un investimento di questo calibro con tutta la pubblicità che ne seguirà e l’arrivo di ondate di turisti italiani e stranieri? Per di più il primo sbarco in Italia, perché Ghm è conosciuta in tutta il mondo come catena di strutture ricettive e di boutique altrettanto esclusive, ma nel Belpaese non si è mai affacciata.
Hanno scattato una serie di foto e le hanno riviste con calma negli uffici del quartier generale a Singapore, dove hanno iniziato a smanettare su internet, quando hanno scoperto che c’era la possibilità concreta da acquistare la Masseria Le Taverne che si estende su venti ettari, con al centro una Torre e al lato un frantoio ipogeo risalente al Seicento. O quanto meno di entrare in società con la proprietà.
Gli indonesiani. Hanno fiutato il business, l’odore dei soldi che dal 1992, anno della costituzione, ad oggi non li ha mai traditi, per lo meno stando alla presentazione on line, da cui si evince che nel 2017 il gruppo Ghm sbarcherà a Mumbai, in India, e negli Emirati Arabi, e l’anno successivo arriverà alle Maldive, in Marocco e a Taiwan, con un solo obiettivo dichiarato: portare il marchio sinonimo di “extra lusso ed eleganza, elementi interpretati con il rispetto della cultura indigena, ricca di storia”. Realizzare, quindi, un mix di autenticità per uno “stile da ricordare”, l’unico in grado di “fare la differenza”, come è scritto sulla pagina Facebook, dove è stata collezionata una marea di “mi piace”.
La cortesia. Certo è che l’opera si presenta davvero come una manna dal cielo in un contesto come quello attuale caratterizzato ancora dai nuvoloni della crisi. E quanto al Comune, potrà contare sul restyling della facciata del Palazzo San Francesco, sede dell’amministrazione nonché dell’aula consiliare, a fronte di una spesa pari a 600mila euro sostenuta interamente dagli investitori ai quali – in cambio – sarà data la visibilità offerta da serigrafie all’ingresso. L’idea dell’assessore Pinna è questa, sulla falsa riga di quanto accade nelle grandi città. Gli interventi sono rimasti in stand by dal 2004, a quanto pare per mancanza di liquidi. L’offerta, quindi, è stata accettata. Non poteva essere declinata.
Veronesi nipote ha già investito in termini turistico-ricettivi per aprire Le Taverne, operante nel settore “da alcuni anni (dal 2010), in forza della concessione edilizia” del 16 gennaio 2004. Ora sembra arrivato il momento di fare di più, di “ampliare l’attività”, con un progetto architettonico curato dalla società milanese OIA progetti Snc con il supporto di due professionisti ostunesi, Aldo Flore e Rosanna Venezia, che si sono già occupati di “rispolverare” il vecchio splendore della costruzione e soprattutto della torre che svetta tra gli ulivi.
Gli assetti proprietari dovrebbero essere definiti a breve con il passaggio della struttura nelle mani degli indonesiani, a quanto pare come soci di maggioranza. La certezza più importante riguarda il progetto, vale a dire quello che sarà realizzato e che, da un punto di vista squisitamente tecnico, “è da considerarsi come richieste di recupero e ampliamento con aumento di volume e superficie coperta secondo la delibera di giunta regionale numero 2581 del 2011, che fissa un limite massimo al cento per cento e in continuità al precedente permesso di costruire, già rilasciato dal Comune nel 2000, del quale sono state realizzate solo le opere di ristrutturazione e adeguamento della masseria, senza che venisse mai dato avvio alla realizzazione dell’impianto”.
“I giovani ulivi esistenti che saranno spostati per la realizzazione dei nuovi fabbricati, gli ulivi monumentali che il progetto mantiene nella loro posizione e la piantumazione di ulteriori essenze autoctone per lo più utilizzate nella mitigazione dei muri quale completamento della stessa architettura, renderanno il nuovo progetto, ubicato fronte cava, poco visibile, sottolineando invece la presenza storica e intoccata della Masseria”, si legge nella relazione arrivata al Comune.
Più in là è previsto un ulteriore intervento con una “richiesta di riqualificazione del bacino di cava dismesso e la sua trasformazione in giardino botanico” nonché la “sua connessione a livello di percorsi paesaggistici, con la parte di sito inclusa nel limite del parco regionale delle Dune” e ancora la “connessione della cava recuperata con la lama e le grotte ancora da recuperare presenti lungo il suo letto”.
Gli interventi sono tutti esterni alla fascia annessa al Parco. E quanto agli interventi, avranno un “impatto mitigato sul territorio”, anche ricorrendo all’uso di materiale locale. Senza però inciampare nel “falso storico” che chic proprio non lo è. E gli indonesiani sono amanti del raffinato, ultra lusso.