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Al museo Ribezzo presentazione del libro di Silvia Abbruzzese

BRINDISI - Nella sala aditorium del Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo” di Brindisi, martedì 10 marzo 2015 alle 17 la sezione brindisina degli Amici dei Musei, in collaborazione con la società Cracc, spin off dell’università del Salento, e il Map (Museo Mediterraneo dell’Arte Presente – Brindisi), ancora una volta insieme, dopo la mostra “Il Museo che non c’è. 900 Inviibile. Arte pubblica a Brindisi" e la presentazione dei volumi di Martina Cavallarin e Roberto Pasini tornano a dialogare sull’arte contemporanea.

La storica dell’arte del Map Brindisi, Letizia Molfetta, introdurrà l’ultimo lavoro di Silvia Abbruzzese: “Nil mors est ad nos. Dialogo (im) possibile tra Daniel Spoerri e Tito Lucrezio Caro” edito da Mudima, Milano anche nella versione tedesca.
 La pubblicazione è incentrata sulla figura di Daniel Spoerri, danzatore, pittore e coreografo di origine rumena, naturalizzato svizzero, residente in Toscana. Il libro della studiosa barese funge da catalogo alla mostra milanese dell'artista "Il bistrot di Santa Marta", serie di tavole con collezioni di arnesi da cucina, omaggio alla patrona dei cuochi (Fondazione Mudima, Milano) e mette in scena un dialogo “(im)possibile” dal sapore filosofico, che si immagina avvenuto ai nostri giorni tra Spoerri e il poeta Lucrezio, vissuto ai tempi di Cesare. Il testo riporta fedelmente i pensieri dell'artista contemporaneo sui grandi temi sottesi alle sue creazioni artistiche (come la Vita e la Morte), in un "botta e risposta" alle teorie lucreziane offerte in traduzione da Silvia Abbruzzese.

SILVIA ABBRUZZESE. Nata a Trani (BT) nel 1979, laureata in Lettere Classiche presso l'Università di Bari e un Master in Gestione dei Beni culturali, insegna Italiano, Latino e Greco nei Licei. Parallelamente collabora con alcune testate giornalistiche. Entra in contatto nel 2003 con la Fondazione italo-austriaca "Il Giardino di Daniel Spoerri" (Seggiano, Grosseto, sulle pendici del monte Amiata), suggestivo Parco di Arte ambientale di dodici ettari tra i più rinomati della Toscana. Qui un centinaio di grandi installazioni si svelano e si nascondono tra le colline e la natura lussureggiante della maremma, realizzate da artisti amici di Daniel Spoerri (Arman, Tinguely, Barni, Staccioli) e da lui stesso, regista sublime del luogo. Nasce una fertile collaborazione ed una sincera amicizia con l'artista che la porterà per un anno a Vienna (sede dell'Austellunghaus "Ab Art" di Spoerri, gemellata con Il Giardino) e che sfocerà nella pubblicazione dal titolo "L'Odissea del Giardino. Otto speculazioni di Silvia Abbruzzese" (ed. Mercurio 2009): guida alle cento installazioni del Parco, ciascuna posta in libera associazione con un episodio mitologico della cultura greco-romana, otto percorsi possibili di visita in un immaginario Oltretomba pagano ambientato nel Giardino. Per la Fondazione Spoerri, attualmente è coordinatrice di un progetto di riqualificazione territoriale sostenuto dalla Regione Toscana (denominato "Orcus Porcus") nell'area di una ex-porcilaia abbandonata adiacente al Giardino, futuro laboratorio artistico di calibro internazionale.

DANIEL SPOERRI (1930). 
Romeno di nascita, vittima delle persecuzioni naziste, rappresentante tra i più originali del Nouveau Réalisme, Daniel Spoerri è arrivato all'arte attraverso la danza, il mimo, il teatro, ha aperto poi ristoranti e imbandito banchetti entro gallerie d’arte, attribuendo ai critici il ruolo di camerieri; è stato poeta e scrittore, ha aderito a Fluxus e ha ideato con altri le edizioni “Mat”, multipli d'arte. Grande viaggiatore che ha poi stabilito la sua residenza in Toscana dove ha dato vita al progetto di un parco che ha visto la luce con la nascita della Fondazione “Il Giardino di Daniel Spoerri. Hic Terminus Haeret”. 
La più efficace sintesi della sua poetica sta nella Eat Art, un lungo discorso attorno al cibo, all’alimentazione, al rituale del pranzo e del banchetto, in cui le opere d’arte sono realizzate con materiali commestibili. Tavoli apparecchiati con piatti e bicchieri usati incollati in una immobile eternità, avanzi di cibo, bottiglie di vino a metà, mezzi pacchetti di sigarette, portacenere con mozziconi spenti, tovaglioli sporchi e spiegazzati, macchie di bevande costruiscono assemblages di rivoltante sudiciume, metafora di una vita effimera, in cui tutto è destinato a divenire rifiuto e relitto.


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