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“Sogni e bisogni”, esilarante commedia con Vincenzo Salemme al Verdi

BRINDISI - Si ride dall’inizio alla fine in «Sogni e bisogni», lo spettacolo che vedrà in scena Vincenzo Salemme e la sua compagnia al Teatro Verdi di Brindisi giovedì 3 marzo (sipario ore 20.30). Una mattina di Ferragosto, nella vita monotona e banale di un uomo, Rocco Pellecchia, il suo organo sessuale urla una vera e propria dichiarazione di indipendenza dal corpo e dalla mente del “titolare”, e si costituisce come entità a se stante. Dopo anni di dura convivenza, il “tronchetto della felicità”, come ama farsi chiamare a dispetto di ogni altro vezzeggiativo, decide infatti di separarsi dal suo proprietario, che lo costringe a un’esistenza priva di sogni e di progetti ambiziosi, rivendicando lo status di protagonista della vita e della scena. Mentre l’uno è ozioso e annoiato, l’altro è appassionato, vivace e stanco di subire la pigrizia del padrone, che intende spronare una volta per tutte.

«Sogni e bisogni» è l’irriverente commedia scritta da Vincenzo Salemme (nel 1995 per Giobbe Covatta e Francesco Paolantoni) e tratta dal romanzo di Alberto Moravia «Io e lui». Ma se nel libro di Moravia, il “lui” in parola era solo una voce (dell’inconscio) critica, nella pièce teatrale il sesso maschile si stacca fisicamente dal corpo del suo “titolare” per diventare egli stesso uomo, una sorta di Pellecchia bis, impersonato da Salemme. Sono un inno alla vita e voglio essere protagonista. Non voglio stare con te, a meno che tu non torni a desiderare. Se non ricominci a sognare, tu non mi vedi più!». A parlare è il pene di Rocco Pellecchia, un impiegato che ha smesso di sognare abbracciando una vita in pantofole, condotta solo per pagare bollette e risparmiare sul conto del gas. E mentre il “tronchetto” spinge l’omino inaridito a uno spirito più attivo e curioso, il povero Rocco cerca di rabbonirlo, blandirlo, assecondarlo quanto basta per riportarlo nella sua sede naturale e al silenzio. Pellecchia, interpretato da Andrea Di Maria, teme le responsabilità dei sogni e quelle di una gioia sopita, lui che si preoccupa di non sprecare luce e gas sperimentando l’illuminazione a tempo o evitando il riso che cuoce a lungo sui fornelli. Il personaggio, che affronta la vita in tuta, che dopo il lavoro giace sul divano a masticare tv spazzatura, incurante della moglie e del mondo fuori, è un monito a tutti quelli che come lui si sono assopiti, stingendosi e sfiorendo.

«Non pretendo di far riflettere gli altri - ha spiegato Vincenzo Salemme, anche regista e autore della commedia - ma tutto nasce da una mia riflessione sulla crisi dell’uomo di mezza età, che si lascia andare a livello emotivo e di conseguenza anche esteticamente. È in questo senso che il ‘tronchetto della felicità’ rappresenta un richiamo alla vita, perché staccandosi e reclamando il proprio ruolo, scuote Rocco dal suo torpore abitudinario». L’intreccio è ovviamente popolato da altri personaggi: l’ispettore Savarese, interpretato da Antonio Guerriero, che cerca di risolvere il singolare caso, la coppia di portieri dello stabile, la moglie appassita e avvilita di Rocco. «Al di là degli accadimenti - ha concluso Salemme -, ‘Sogni e bisogni’ è una pièce di forte impatto comico che mi permette di aprire la confezione borghese della commedia e di intrattenermi con il pubblico per rispondere alle domande più frequenti che ci facciamo sulla natura dell’uomo, soprattutto nei suoi aspetti in apparenza più semplici». La vicenda, che mai diventa morbosa o sopra le righe, guadagna alla fine una sua “morale”, basata sulla giusta misura fra sogni e bisogni, separando i sogni dalle manie di grandezza e i bisogni dalla pura fisiologia stanca e ripetitiva, quella che Pellecchia incarna fin troppo bene indossando i calzettoni pesanti e le pantofole da piscina.


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