I profughi ebrei cacciati dall'Egitto accolti a braccia aperte dai brindisini
La Società di storia patria ricorda l'arrivo a Brindisi della motonave Achylleos che trasportava i profughi ebrei in fuga dall'Egitto e dal regime di Nasser
BRINDISI - Sono trascorsi sessanta anni dall’arrivo a Brindisi della motonave Achylleos che trasportava i profughi ebrei in fuga dall’Egitto e dal regime di Nasser. Era il 29 novembre del 1956 e i profughi che giunsero in città e che furono accolti nella stazione sanitaria marittima di Brindisi, nel centro “Bocche di Puglia”, furono costretti a lasciare tutti i loro beni nel loro Paese. Per ricordare quei giorni la sezione locale della Società di Storia Patria per la Puglia, insieme all’Archivio di Stato di Brindisi, ha organizzato il XLVII Colloquio di studi e ricerca storica “Come ladri nella notte. Dall’Egitto a Brindisi il 1956”, nel corso del quale è stato ripresentato il libro di Carolina Delburgo intitolato “Come ladri nella notte…la cacciata dall’Egitto”.
Il Colloquio di studi si è svolto venerdì sera alle 18.00 nel chiostro dell’Archivio di Stato. A coordinare e introdurre i lavori del convegno è
“Non si tratta di una celebrazione”, sottolinea Carito, “ma piuttosto di una memoria. L’esercizio della memoria è indubbiamente sempre utile, ma lo è particolarmente quando i venti dell’intolleranza soffiano”. Carito prosegue quindi affermando: “E per questo la serata di oggi è particolarmente importante perché ricorda una pagina della nostra storia recente, parliamo di eventi di sessant’anni fa, eventi di cui la nostra città continua ad essere testimone e partecipe, visto che sbarchi di migranti si susseguono continuamente si può dire senza soluzione di continuità”.
“L’arrivo dell’Achylleos a Brindisi nel ’56 in realtà non è un episodio isolato”, afferma Giacomo Carito, “ma rientra in un quadro di relazioni, di triangolazioni, tra Alessandria, Brindisi e Haifa, che ha origini molto remote”. Carito ha ricordato poi il passaggio in città di Beniamino Da Tudela, ha delineato i confini del quartiere ebraico di Brindisi e ricordato l’arrivo in città, alla fine dell’Ottocento, di centinaia di ebrei provenienti in parte da Corfù e in parte dall’Europa orientale. Il professore ha concluso il suo intervento evidenziando il ruolo di Brindisi nella diaspora ebraica.
Il professore Caputo si è soffermato invece sul contesto in cui si è sviluppata la vicenda raccontata dalla Delburgo nel suo libro.
Il professore ha quindi messo in risalto l’accoglienza che i brindisini riservarono ai profughi ebrei: “Un’umanità senza confini si piegò su chi aveva bisogno e chiedeva asilo in una realtà sconosciuta ma a prima vista già accogliente, inclusiva, partecipativa, cordiale, affabile e affidabile. Volti, voci, sguardi, che a distanza di sessant’anni pare sia impossibile dimenticare. Brindisi si stringeva attorno a persone disperate, perché private proditoriamente di tutto”. Caputo ricorda quindi che dall’Egitto, nel 1956, furono cacciati circa 30.000 ebrei. “Piano, piano, la Cairo cosmopolita, dove si erano stabilizzati lingue e culture diverse si svuota delle sue molteplici identità per conformarsi ai dettami del nuovo nazionalismo arabo”.
L’autrice racconta quindi come la sua famiglia dovette lasciare in fretta, di notte,
La regista Cristina Bocchialini ha concluso il convegno raccontando come è avvenuto il primo contatto telefonico con Carolina Delburgo e come è nata l’idea di girare un film documentario sulla sua storia.