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Green pass e vaccinazione: "Posto di lavoro a rischio per colpa della burocrazia"

Buongiorno scrivo poiché vorrei che qualcuno mi aiutasse a portare a conoscenza una situazione a dir poco paradossale sulla vaccinazione Covid. Premetto di essere un cittadino italiano residente all'estero ed iscritto aire, trovandomi in Italia per un periodo di ricongiungimento con mia moglie, ho chiesto di essere sottoposto a vaccinazione covid per poter ripartire verso l"estero senza restrizioni. L'11 Giugno mi reco presso l'hub di Fasano dove mi viene somministrata una dose di Pfizer, poiché risultato positivo al covid nel Novembre 2020 il medico durante l'anamnesi mi propone solo una singola dose "di richiamo" e questo viene anche appuntato nell'attestazione di avvenuta vaccinazione. Oggi ho scaricato il green pass e con sorpresa vedo che viene riportata l'avvenuta somministrazione di una dose di due, questo non mi consente di partire per l'estero poiché il paese dove lavoro richiede una vaccinazione completa.

Non riesco a capire come mai il green pass non rispecchia un'indicazione di un medico dell'hub e come mai in Italia non si applica la raccomandazione della commissione ue che suggerisce una singola dose per chi ha pregressa infezione (senza il limite dei 6 mesi fissata in Italia dal cts, anche perché prima dei sei mesi per me non c'era possibilità di vaccinazione per via degli scaglioni di età). Mi sento oggi prigioniero della burocrazia e confusione italiana, nessuno sa dare risposte. Io intanto rischio di perdere il lavoro per via della impossibilità di partenza nei termini che avevo stabilito dopo aver avuto conferma della singola dose. Inoltre vedo come uno spreco la somministrazione di una dose di vaccino che a me molto probabilmente non servirebbe e che potrebbe essere somministrata a chi davvero ne avrebbe bisogno. Mi sento in dovere di comunicare questa vicenda e fare qualcosa in merito.


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