La Brindisi che non conosci: quella della Preistoria e dei primi nuclei umani
La storia più remota di Brindisi, quella risalente al periodo preistorico e protostorico, e i risultati degli scavi archeologici che in particolare dagli anni Sessanta in poi hanno interessato la nostra area, sono stati racchiusi in una bella pubblicazione presentata sabato 27 dicembre alle 18.15 presso il Museo Mapri di Brindisi
BRINDISI - La storia più remota di Brindisi, quella risalente al periodo preistorico e protostorico, e i risultati degli scavi archeologici che in particolare dagli anni Sessanta in poi hanno interessato la nostra area, sono stati racchiusi in una bella pubblicazione presentata sabato 27 dicembre alle 18.15 presso il Museo Mapri di Brindisi, in occasione delle giornate di apertura straordinaria dei musei, gli Open Days. A promuovere l’iniziativa è stato il Gruppo Archeologico Brindisino (associazione che da tempo si occupa di divulgazione e valorizzazione della storia dei monumenti storici del territorio).
Ad arricchire il libro vi sono le introduzioni della direttrice del Museo Mapri, Emilia Mannozzi, del paletnologo Donato Coppola (ospite della serata culturale), del presidente della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, Giacomo Carito e di Antonella Romano, vice direttore del Gruppo Archeologico Brindisino. Dopo la presentazione del libro i partecipanti hanno potuto fare una breve visita guidata tra le sale del Museo provinciale, dalla sezione preistorica (i cui reperti sono stati descritti dal professor Coppola) alla sala dell’epigrafia e della statuaria, con la guida di Daniele Vitale. I bambini presenti tra il pubblico hanno potuto svolgere attività di laboratorio riproducendo una Venere paleolitica in creta.
“In seguito a piogge diluviali avvenute nel Pleistocene - spiega Vitale - l’acqua incominciava a scendere dall’alto, dalle Murge all’Adriatico, scavando una serie di canali. Ecco perché il porto di Brindisi ha questa strana forma a testa di cervo”. “E così”-prosegue Vitale- “lentamente, questi canali hanno creato dei solchi. Questi solchi hanno creato il Canale Patri, il Cillarese, Fiume Grande e Fiume Piccolo. Lentamente si è abbassato il livello ed è rimasto ben poco”. Vitale ha quindi ricordato un altro canale, la Mena, colmato nei secoli scorsi e che passava dove adesso c’è Corso Garibaldi e i vari sconvolgimenti geologici che permisero a Brindisi di diventare il territorio ideale per gli insediamenti umani.
Sugli scogli di Apani, invece, afferma: “Noi li conosciamo come isolotti ma un tempo erano collegati alla terra ferma. Poi sconvolgimenti geologici li hanno separati e hanno lasciato questi scogli.” Si scopre così che in età del Bronzo medio quindi vi erano delle capanne e dagli scavi sono stati rinvenuti vari frammenti di vasellame. L’area fu abbandonata in seguito ad un incendio.
Al termine del suo percorso nella preistoria brindisina, Vitale ha lanciato un’idea che meriterebbe di essere realizzata, quella di restaurare la cosiddetta “casa dei fantasmi” (villa Skirmut-Monticelli) per adibirla a museo di Punta delle Terrare, recuperando tutto il materiale custodito nei diversi depositi e creando così un luogo nel quale i turisti, in attesa di imbarcarsi a Costa Morena, possano conoscere la storia di Brindisi.
Un video di un minuto e mezzo con i bambini che hanno partecipato alle attività promosse dal Gruppo Archeologico Brindisino e relative alla preistoria tenutesi presso il museo provinciale, ha concluso la presentazione di sabato, seguita poi dalla visita guidata. Lo sguardo entusiasta dei bambini ripresi mentre svolgevano attività di laboratorio ha parlato sicuramente più di tutto. La divulgazione storica deve indubbiamente iniziare dai più piccoli affinché si sviluppi la consapevolezza dell’importanza della tutela di quelle che sono le testimonianze più remote della nostra storia.